Lo screening prenatale diventerà in futuro non invasivo grazie a un nuovo test del Dna fetale sperimentato dall'Ospedale Sant'Anna di Torino. L'obiettivo è utilizzare un semplice prelievo di sangue materno al posto di amniocentesi e prelievo dei villi coriali. Il progetto, che durerà circa un anno, metterà a confronto tre metodiche: test di screening tradizionali (combinato e integrato), test diagnostici (amniocentesi e villi) e il nuovo test del Dna fetale.
Al momento la nuova tipologia di esame non è offerta da nessun'altra struttura pubblica. Rispetto alla diagnostica invasiva, che comporta un rischio aggiuntivo di aborto, il nuovo test promette un'accuratezza maggiore.
Con un semplice prelievo di sangue materno, da cui viene estratto ed analizzato il Dna libero fetale, sarà possibile ottenere una prima indicazione delle caratteristiche genetiche del feto. L'amniocentesi e il prelievo di villi coriali verranno effettuati solo in casi meglio accertati a un numero molto inferiore di future mamme. Sul Dna libero fetale è possibile valutare non solo il rischio di trisomia del cromosoma 21, causa della sindrome di Down, ma anche di trisomia 18 e 13.
La strumentazione per le analisi del Dna fetale circolante nel sangue materno è una delle prime presentata in esclusiva mondiale dai Laboratori di Stoccolma e il Centro di Ecografia e Diagnosi Prenatale del Sant'Anna. Già ora è possibile ricavare, per alcune malattie, informazioni sulle condizioni del feto durante la gravidanza. Con i test diagnostici invasivi si può conoscere con certezza se il feto è affetto da una specifica anomalia, analizzando cellule fetali prelevate mediante un ago inserito nell'addome della futura mamma sotto controllo ecografico.