Quello che nasce come un vantaggio, indiscutibile, può tramutarsi in un limite e addirittura in una zavorra. La distribuzione di contenuti digitali ha rivoluzionato le abitudini di acquisto negli ultimi quindici anni, dall’introduzione e conseguente esplosione di iTunes di Apple. Nel mondo dei videogiochi le cose non sono andate poi troppo diversamente. A fare il primo passo è stata Valve con Steam, la piattaforma di vendita di giochi per PC in formato digitale (si paga e si procede con lo scaricare quanto acquistato sul proprio disco fisso), seguita con più circospezione ma alla fin fine uguale esito da Microsoft con lo store per le sue console Xbox e Sony con il PlayStation Store.
Il “miracolo” dei negozi online consiste per noi clienti nel poter effettuare acquisti in qualsiasi momento, senza dover raggiungere fisicamente un punto vendita. Per chi sviluppa videogiochi ha rappresentato uno stravolgimento epocale, capace di aprire la strada a esperimenti e produzioni minori che, diversamente, mai sarebbero riuscite a inserirsi nei meccanismi dei grandi publisher fino a godere di una distruzione fisica, locale o mondiale che fosse. C’è poi, ovviamente, la questione dello spazio virtualmente infinito: niente scaffali dalla metratura limitata, con le varie confezioni che combattono idealmente per ottenere un po’ della luce al neon dei negozi.
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La schermata principale del negozio digitale di Nintendo Switch, con le ultime uscite.
Ma quando il successo del negozio online diventa chiaro e conclamato, quando insomma un po’ tutti vogliono sfruttarne il richiamo per proporre i loro giochi, allora la questione si fa più delicata. Il rovescio della medaglia del non avere limiti di spazio… è non avere limiti di spazio. Immaginate di entrare in un supermercato in cui i banchi refrigerati con gli affettati già in vaschetta occupano l’intera estensione del negozio, centinaia e centinaia di proposte: chi non ha già un’idea precisa sul nome e sul marchio da andare a “pescare” può farsi prendere da un gran mal di testa. Chi già è certo di cosa vuole comprare, può comunque perdersi un’alternativa particolarmente succulenta, rimasta invischiata tra centinaia di altre confezioni simili.
È quanto sta accadendo all’eShop di Nintendo Switch. Dopo gli anni complicati di Wii e Wii U, in quanto a vendite digitali, l’ultima console di Nintendo ha di fatto aperto le sue porte un po’ a tutti. Il successo riscontrato dall’hardware ibrido portatile-casalingo, poi, ha moltiplicato le attenzioni sullo store digitale, trovando un imprevisto ma auspicato punto di incontro tra il mondo dei giochi cosiddetti “indie” (Indipendenti) e il pubblico di Nintendo. Risultato? Le vendite dei giochi più piccoli, strani, curiosi e magari avvolti da una patina di evidente nostalgia, sono schizzate alle stelle, surclassando quelle che gli stessi giochi ottengono su altre piattaforme digitali. L’altro risultato? Un gran numero di nuove proposte che si sovrappongono ogni settimana, lottando disperatamente nel tentativo di mettere la testa fuori dall’acqua per respirare un po’ d’aria fresca.
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Mia Fattoria è solo uno dei tantissimi piccoli giochi misconosciuti che rischiano di diluire eccessivamente la qualità delle proposte.
I numeri dicono che la situazione non è ancora così complessa e asfissiante come in altri negozi online che hanno aperto i battenti molto prima e che hanno dovuto affrontare lo stesso problema. Ma è anche vero che Nintendo, al momento, sta facendo poco o nulla per scansare la minaccia. Reginald Fild-Aime, presente di Nintendo of America, solo qualche mese fa ha assicurato che è nelle loro intenzioni riuscire a offrire strumenti di ricerca e di presentazione dei giochi che aiutino a mettere ordine e a far sì che chiunque trovi quello che cerca. Sia attraverso il Nintendo eShop raggiungibile direttamente dalla console, che sfruttando il sito ufficiale di Nintendo (da cui è comunque possibile effettuare gli acquisti da scaricare poi su Switch).
Si tratta senza alcun dubbio di una necessità reale. Solo negli ultimi giorni a fianco di pubblicazioni di un certo rilievo, su eShop sono arrivati titoli piuttosto misconsciuti e dalla qualità media tutta da verificare. Mia Fattoria, Gnomes Garden 3, Western 1849 Reloaded, Chiki-Chiki Boxy Racers e tanti altri. Invitare tutti alla propria festa è un modo per riempire i locali, ma in questo caso c’è anche il rischio di diluire la qualità (reale o percepita) delle uscite, infilando prodotti più riusciti e meritevoli in mezzo a tanti altri che, più cinicamente, semplicemente vogliono “provarci”. Possono essere semplici conversioni dal mondo dei videogiochi per smart device (telefoni e tablet), oppure rielaborazioni di esperienze inizialmente disponibili solo sul web o, perché no, sinceri tentativi da parte di giovani team. Il pericolo, però, rimane.
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Nella sezione Scopri dell'eShop di Switch si può trovare qualche suggerimento, ma è ancora troppo poco.
Steam e tutti gli altri, iTunes in testa, sono corsi ai ripari negli anni, con più o meno successo. La strada principale pare ormai essere stata identificata: i contenuti vanno “curati”, preparati, selezionati, instradati e contestualizzati. Delle vere e proprie playlist di giochi, assemblate da dei team preposti. O, ancora, l’introduzione di algoritmi quanto più possibile precisi, in grado di mettere in risalto ciò che un dato cliente/giocatore potrebbe trovare più affine ai propri gusti e alle proprie esigenze.
Al momento sull’eShop di Switch non si va oltre a delle macrocategorie fin troppo affollate: nuove uscite, giochi in offerta e prossimi arrivi. Qualche utilità la ricoprono le sezioni Scopri e Classifiche, in cui vengono ridistribuiti i giochi per genere o successo di vendite. Si può fare di molto meglio e lo si dovrà fare, se non si vuole corrompere irrimediabilmente quell’alchimia che ha portato il mondo indipendente a riversarsi nel supermercato digitale di Nintendo.