Panasonic sposterà la sua sede europea da Londra ad Amsterdam per evitare potenziali noie fiscali dovute all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, decisa con il voto sulla Brexit. Lo ha affermato l'amministratore delegato in Europa dell'azienda giapponese, Laurent Abadie, spiegando che Panasonic potrebbe comunque considerare la sede inglese come "paradiso fiscale" se dovesse abbassare le imposte sui profitti delle imprese.
Timori giapponesi - Quello del colosso dell'elettronica (che trasferirà circa la metà della ventina di persone che lavorano negli uffici londinesi) è solo l'ultimo caso di un'importante società internazionale che decide di lasciare l'isola britannica in vista della Brexit. Oltre a Panasonic, anche altre realtà giapponesi si sono mosse in questo senso, scegliendo di spostarsi o di prendere in considerazione l'ipotesi: le banche Mitsubishi Ufj Financial Group e Sumitomo Mitsui Financial Group e gli istituti di intermediazione Nomura Holdings e Daiwa Securities.
Le banche - Restando nel settore bancario, Barclays Bank, Bank of America, Jp Morgan e Aberdeen Standard Investments hanno individuato in Dublino la città per stabilire i propri quartier generali. Citigroup, Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno puntato invece su Francoforte, sede della Banca centrale europea, destinazione individuata anche da Goldman Sachs che "dividerà" l'attività con Parigi. Le svizzere Ubs e Credit Suisse muoveranno dipendenti tra Francoforte e Madrid.
Oltre le banche - Non solo banche, però. La multinazionale anglo-olandese Unilever, proprietaria di circa 400 importanti marchi, ha scelto Rotterdam per trasferire alcune sue divisioni. La scozzese Diageo, settore alcolici (Guinness, Smirnoff, Johnnie Walker, Pampero e Baileys tra i nomi più conosciuti), sposterà oltreconfine la produzione di certi settori. Senza dimenticare il discusso caso dell'Ema (Agenzia europea del farmaco), con il passaggio ad Amsterdam nonostante il forte pressing di Milano per aggiudicarsi la sede. Anche Airbus, gigante aerospaziale europeo, potrebbe trasferire la produzione fuori dalla Gran Bretagna se il Paese uscirà dall'Ue senza un accordo. La compagnia low cost britannica easyJet già nell'estate del 2017 ha annunciato Vienna come sede della società comunitaria easyJet Europe, creata allo scopo di mantenere il diritto di volo comunitario; un piano che include una nuova registrazione di 110 velivoli entro marzo 2019, per una spesa di circa 11 milioni di euro.