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Regeni, sul web un documentario egiziano che prova a screditare la figura di Giulio | Rinviata al 25 maggio l'udienza preliminare per 007 egiziani

Il filmato è stato diffuso mercoledì alla vigilia della prima udienza preliminare davanti al gup di Roma, che vede imputati cinque membri dei servizi segreti egiziani

Un documentario egiziano che mette in cattiva luce la figura di Giulio Regeni è comparso su YouTube in un canale che si chiama "The story of Giulio Regeni". Il filmato in tre parti, che dura 50 minuti, si presenta come "il primo documentario che ricostruisce i movimenti di Giulio Regeni al Cairo". Il video è stato pubblicato mercoledì alla vigilia della prima udienza preliminare che vede imputati cinque membri dei servizi segreti egiziani.

La ricostruzione è intervallata da una serie di interviste in cui compaiono anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, l'ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta e l'ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare Leonardo Tricarico. Raggiunta da Open, la Trenta ha dichiarato di essere stata ingannata "in quanto contattata da un presunto giornalista dell’emittente saudita Al Arabiya intenzionato a coinvolgerla in un documentario sulle relazioni tra Italia ed Egitto".

Il video, in lingua araba con sottotitoli in italiano, è costellato di errori, anche grossolani, come il nome dello stesso Regeni che viene storpiato. Riporta fatti già noti, ma ricostruiti con l'apparente intento di gettare discredito sul ricercatore e di sostenere la tesi egiziana che le autorità del Cairo siano estranee alla morte di Giulio.

 In particolare nel "documentario" un avvocato egiziano parla di una presunta "lettera" che "l'Interpol italiano" inviò a quello egiziano "il primo febbraio 2016", ossia due giorni prima del ritrovamento al Cairo del corpo martoriato del ricercatore friulano, per dire che "Regeni era scomparso nell'ottobre 2015 in Turchia": "Ciò significa - si dice nel video - che Regeni è entrato in Italia ed è uscito senza che le autorità italiane lo sapessero", sostiene il legale Wesam Ismail parlando di "una realtà molto strana" che la Procura di Roma avrebbe "trascurato".

Un depistaggio egiziano? -  Non è chiaro, al momento, chi abbia realizzato il video. Nelle immagini e nelle pagine social non sono indicati né la produzione, né il regista o gli autori. Da fonti inquirenti citate dalla agenzia Ansa non si esclude che questa operazione egiziana possa rientrare nell'attività di depistaggio messa in atto già in passato per delegittimare l'attività di indagine svolta dalla Procura di Roma proprio alla vigilia del'iter giudiziario. Nel documentario tutti gli elementi di indagine acquisiti vengono, di fatto, stravolti arrivando a cambiarne totalmente il significato.

Accusa agli 007 egiziani: udienza posticipata - Slitta al 25 maggio l'udienza preliminare per l'omicidio di Giulio Regeni. Il gup Pierluigi Balestrieri ha deciso una nuova data una volta che i legali d'ufficio degli imputati hanno spiegato che uno di loro era assente a causa di isolamento da Covid-19. Sotto accusa ci sono quattro 007 egiziani.

Inizia a Roma  il procedimento contro cinque egiziani - Giovedì mattina intanto si apre il procedimento a carico di Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Per loro le accuse variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Nell'atto di chiusura delle indagini i pm parlano di sevizie durate giorni che causarono a Regeni acute sofferenze fisiche messe in atto anche attraverso oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni. Torture avvenute nella stanza n.13 di una villetta al Cairo nella disponibilità degli 007 nordafricani.

Bologna, torna il poster di Giulio Regeni e Patrick Zaki

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 Bologna, murales di Giulio Regeni e Patrick Zaki della street artist Laika
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 Bologna, murales di Giulio Regeni e Patrick Zaki della street artist Laika
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 Bologna, murales di Giulio Regeni e Patrick Zaki della street artist Laika
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 Bologna, murales di Giulio Regeni e Patrick Zaki della street artist Laika
E' comparso a Bologna un nuovo murales della street artist Laika. Il poster ritrae Giulio Regeni abbracciato da Patrick Zaki tra le parole: "Stavolta andrà tutto bene". Una frase che per Laika rappresenta un obiettivo, a otto mesi dall'incarcerazione in Egitto dello studente. Il dipinto è comparso nel pomeriggio del 4 ottobre in via XX ottobre '44, a pochi passi dal Rettorato dell'Alma Mater Studiorum di Bologna. "Da mesi pensavo che questa fosse la cornice adatta per il mio poster, considerando l’enorme impegno che la città ha messo in campo dall’inizio di questa triste vicenda." Ha dichiarato l'artista.

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