"Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta". Lo dichiara il premier Mario Draghi, parlando dell'arresto di sette ex brigatisti a Parigi. Per il ministro Marta Cartabia, si tratta di una "decisione storica".
Soddisfatto anche il ministro Luigi Di Maio, che su Facebook scrive: "Massimo impegno per contrastare criminalità e terrorismo. Non si può fuggire dalle proprie responsabilità".
Cartabia: "Il mio pensiero va ai familiari delle vittime" - Il ministro Cartabia rivolge poi un pensiero "alle vittime degli Anni di Piombo e ai loro familiari, rimasti per così tanti anni in attesa di risposte. Ringrazio le autorità francesi e in particolare il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, che fin dal nostro primo incontro ha mostrato una particolare sensibilità verso questa pagina drammatica del nostro Paese e una determinata volontà di collaborazione. In queste ultime settimane c'è stato un intenso scambio di contatti a vari livelli delle istituzioni, che hanno permesso di raggiungere questo storico risultato".
Meloni: "FdI si congratula con Draghi" - Soddisfazione anche per la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che ha dichiarato: "L'arresto di sette terroristi rifugiati in Francia rappresenta di fatto la fine della dottrina 'Mitterand' e costituisce un passo importante per consentire alla giustizia di fare il suo corso. Fratelli d'Italia si congratula con il presidente del Consiglio Draghi per il lavoro svolto e il risultato raggiunto".
Il figlio di Sabbadin: "Giustizia attesa da tempo" - Gli arresti degli ex brigatisti in Francia "non sono solo una soddisfazione per noi parenti delle vittime, ma per tutto il nostro Paese", afferma invece Adriano Sabbadin, figlio del macellaio Lino ucciso nel 1979 dai Pac. Ora aspetta giustizia piena, "una giustizia che doveva essere assicurata molto tempo fa", sottolinea. "I nostri morti non sono andati in prescrizione e mi dispiace che Luigi Bergamin (che partecipo' all'omicidio Sabbadin, ndr) sia riuscito a fuggire, ma sono fiducioso che possa essere catturato. Questi non sono da considerare ex terroristi".
La figlia del giudice Minervini - "Finalmente c'è stato un giro di boa nell'atteggiamento della Francia verso questa situazione", ha commentato Ambra Minervini, figlia del giudice Girolamo Minervini, ucciso nel 1980 a Roma dalle Brigate Rosse. "Sono soddisfatta - ha aggiunto - che questa operazione abbia fatto giustizia e ringrazio dal profondo del cuore chi, a qualunque livello e titolo, ne ha permesso la realizzazione".
La cugina di Renato Briano: "Grande notizia" - "Che grande notizia, dopo tutti questi anni allora non avevano lasciato perdere, grazie". Sono le parole di Angela Briano, 88 anni di Genova, cugina di Renato Briano, genovese trapiantato in Lombardia, direttore generale della "Marelli" di Sesto San Giovanni, ucciso nel 1980 a Milano dalle Br, e per il cui delitto è stato condannato all'ergastolo Sergio Tornaghi, arrestato oggi in Francia. Con la voce rotta dalla commozione, Angela ha raccontato: "Andavamo a ballare insieme da ragazzi, siamo cresciuti insieme, poi lui si trasferì a Milano - ha aggiunto - è passato così tanto tempo, sono felice".
La figlia del carabiniere Gurrieri: "Giustizia è fatta" "Finalmente giustizia è fatta. Questa è la prima cosa che ci sentiamo di dire": è il primo commento di Monica Gurrieri, figlia dell'appuntato dei Cc Giuseppe Gurrieri, ucciso nel 1979 da Narciso Manenti, uno dei brigatista arrestati in Francia e che per l'omicidio del militare deve scontare l'ergastolo. La moglie e i due figli di Gurrieri abitano a Brescia. "Io avevo nove anni e mio fratello 14 e lui aveva visto dal vivo l'omicidio di mio padre", ha raccontato la figlia dell'appuntato. "Ho avuto la notizia dell'arresto da parte di un ex collega di mio padre che mi ha chiamata in lacrime dicendomi ce l'abbiamo fatta".
Il figlio del maresciallo Di Cataldo: "Rivelino i complici, fare luce anche sul caso Moro" "Dopo 43 anni l'arresto di Tornaghi, coivolto nell'omicidio di mio padre, dimostra che la vicenda è tutt'altro che chiusa. Vorrei dirgli che ci sono ancora particolari e complici che loro non hanno rivelato: facciano un'operazione di verità e ammettano gli orrori che hanno commesso. Ricordo che va fatta ancora luce anche sul caso Moro", ha dichiarato Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco Di Cataldo, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, nel periodo in cui Aldo Moro era tenuto in stato di sequestro.
Il figlio dell'assessore Cirillo: "Lo Stato oggi sia contento" "Lo Stato oggi deve essere contentissimo. Se da un punto di vista umano, infatti, dispiace sempre che una persona venga arrestata, dall'altro va dato atto all'Italia che, almeno su questa vicenda, ha mantenuto una linea di piena fermezza che era non solo necessaria ma indispensabile". Così Franco Cirillo, uno dei tre figli di Ciro Cirillo, l'ex assessore regionale della Campania sequestrato dalle Brigate Rosse nel 1981 a Torre del Greco e poi rilasciato a Napoli dopo quasi tre mesi.
Calabresi: "Nessuna zona franca per chi ha ucciso" - "Oggi è stato ristabilito un principio fondamentale: non devono esistere zone franche per chi ha ucciso - ha scritto in un tweet Mario Calabresi -. La giustizia è stata finalmente rispettata. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo".
Ex leader di Potere Operaio: "Sciopero della fame per i compagni" - Tutt'altro che entusiasta, invece, Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio, da sempre punto di riferimento della comunità degli ex aderenti alla lotta armata in Italia rifugiati in Francia, ha annunciato che "l'unica risposta è uno sciopero della fame di tutti noi. Siamo in tanti a sostenere i nostri compagni e più saremo meglio sarà. Altrimenti non ci potremo più guardare nello specchio".