RITROVATA IL 31 MAGGIO 2016

Stilista morta impiccata a Milano, medici legali: non fu strangolata | Confermata l'ipotesi del suicidio

Ancora aperta l'inchiesta nei confronti del compagno Marco Venturini

© agenzia

La stilista trovata impiccata con una sciarpa a un albero, a Milano, il 31 maggio 2016, è morta "con grande probabilità" per "asfissia prodotta da impiccamento", non è stata strangolata. I medici legali confermano l'ipotesi del suicidio sul caso Carlotta Benusiglio: sul cadavere non c'erano "lesioni" dovute a un "eventuale strangolamento, con successiva sospensione del corpo". Ancora aperta l'inchiesta nei confronti del compagno, Marco Venturini.

La perizia conferma l'ipotesi del suicidio - Nella nuova perizia gli esperti confermano quindi l'ipotesi del suicidio. In un passaggio, infatti, parlano di "natura suicidiaria dell'evento", ma soprattutto fanno riferimento a dati compatibili "con la assenza di manovre di strangolamento (ad opera di terzi) e successivo impiccamento, nonché con l'assenza di tracce di impiccamento attuato da terze persone" e compatibili, invece, con "manovre di autoimpiccamento".

Resta indagato il compagno, che era stato denunciato per violenze - Nel "giallo" della morte della 37enne, il fidanzato Marco Venturi ha avuto sin dalle prime fasi dell'inchiesta un ruolo centrale. Inizialmente infatti era stato sentito come persona informata sui fatti. Nell'interrogatorio con gli inquirenti aveva affermato di non essere stato presente con lei nel momento della morte. Cosa che era stata poi smentita dalle telecamere di sorveglianza. Nella lunga e complessa inchiesta il 41enne è passato dalla posizione di persona informata sui fatti, col fascicolo in via di archiviazione, a indagato per istigazione al suicidio fino all'accusa di omicidio volontario aggravato. L'uomo era stato denunciato per violenze dalla vittima, pochi mesi prima della sua morte.

Il lungo iter investigativo - Dopo le pressanti richieste dei legali della famiglia di Carlotta Benusiglio, a febbraio 2018, il gip Alfonsa Ferraro aveva disposto nuovi accertamenti con la formula dell'incidente probatorio e con la riesumazione della salma per una nuova perizia, la terza. Nella nuova consulenza, da poco depositata dai medici legali Elena Invernizzi e Giovanni Pierucci, viene evidenziato come la prima autopsia aveva concluso per una "asfissia meccanica da impiccamento" e per la tesi del suicidio. Nella seconda perizia, richiesta dal pm Gianfranco Gallo, si diceva invece che gli "elementi a disposizione sono conciliabili sia con l'ipotesi di impiccamento sia con quella di strangolamento immediatamente seguito da sospensione del cadavere". Ma ora è stata confermata la tesi del suicidio, e potrebbe nuovamente cambiare il capo d'imputazione del compagno.