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Dignità, Boccia: "Decreto antitetico al contratto" | Di Maio: "Non ha letto bene"

Il presidente di Confindustria, dal Giffoni Film Festival, interviene sull'atto normativo del governo auspicando un "miglioramento" del testo. Il vicepremier replica: "L'opinione che conta è dei cittadini"

tgcom24

"Senza alcuna polemica dico che è antitetico al contratto di programma che verte su reddito di cittadinanza e flat tax". Così Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, dal Giffoni Film Festival, sul decreto Dignità. Negativo quindi il parere di Boccia sul testo dell'atto normativo del governo in tema di lavoro. Luigi Di Maio, ministro dello Sviluppo Economico, ribatte: "Forse non lo ha letto bene. Di sicuro non abbiamo bisogno di lui per interpretarlo".

"Noi - spiega il presidente di Confindustria intervistato da Paolo Liguori, direttore di Tgcom24 - vorremmo contribuire con le nostre spiegazioni economiche a raggiungere gli obiettivi politici del governo del Paese e abbiamo segnalato alcuni miglioramenti che eviterebbero di creare ansia nel mondo delle imprese e aiuterebbero a raggiungere quei fini che si pone il decreto. Si è aperto un confronto serrato, spero che nessuno si offenda, bisogna abituarsi alle critiche. Confidiamo che il Parlamento possa sicuramente migliorare il decreto".

Di Maio risponde - Immediata la replica di Di Maio via Facebook: "Per noi l'unica opinione che conta è quella dei cittadini e, da quello che mi dicono tutte le persone che incontro, del decreto Dignità c'era bisogno come il pane. Gli italiani premiano la coerenza: la lotta al precariato, all'azzardopatia, alle delocalizzazioni selvagge e alla burocrazia sono punti fondanti del nostro contratto di governo".

Nel post sul social network, il capo politico del Movimento 5 stelle a supporto della sua tesi riprende infatti un recente sondaggio pubblicato sul Corriere della Sera, incentrato sui contenuti del decreto: "Tre italiani su quattro esprimono un giudizio positivo sulla stretta alle imprese che delocalizzano dopo aver ricevuto agevolazioni dallo Stato (75%), nonché sull'introduzione di limiti alla pubblicità per le aziende del gioco d'azzardo (74%), e una quota analoga (71%) concorda con l’aumento degli indennizzi ai lavoratori nei casi di licenziamento senza giusta causa e la restituzione proporzionale di eventuali aiuti statali per chi licenzia (71%)."

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