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Milleproroghe, Conte: "Riformate le banche di credito cooperativo"

Il premier illustra il decreto, spiegando che il governo è intervenuto con una "riforma nella riforma" per restituire più potere agli istituti

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E' stato prorogato "il termine per la piena efficacia della riforma dei gruppi bancari cooperativi". Lo ha annunciato il premier Conte illustrando il decreto Milleproroghe in cui, spiega, si operano "alcune modifiche della disciplina" in merito. Il governo è intervenuto con una sorta di "riforma della riforma" restituendo più potere alle banche di credito cooperativo per "rafforzarne le finalità mutualistiche e il radicamento nel territorio".

"La disciplina così come era stata riformata - ha spiegato Conte - non ci lasciava soddisfatti. L'ho dichiarato anche nel mio passaggio in Parlamento, lo avevo anticipato. Ci sono alcuni interventi che appaiono chirurgici, ma nella realtà sono molto significativi dal punto di vista dell'impatto e dal punto di vista della rilevanza politica".

Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto: "Abbiamo previsto interventi mirati per restituire più potere alle banche di credito cooperativo, che nel progetto di riforma venivano pressoché assorbite nella capogruppo. Le partecipazioni sociali che devono detenere obbligatoriamente nella capogruppo salgono dal 51% al 60%, i rappresentanti in seno al consiglio di amministrazione della capogruppo salgono alla metà più due. E' inoltre prevista una consultazione delle banche di credito cooperativo per dare la possibilità di raccogliere le istanze locali e una maggiore autonomia sul piano delle strategie e delle politiche commerciali che sono riservate a quelle che si trovano nella fascia migliore delle classi di rischio".

Il decreto Milleproroghe è stato approvato in giornata dal Consiglio dei ministri e, oltre alle banche, riguarda anche altri temi, come ad esempio la nuova disciplina sulle intercettazioni e i termini per le Universiadi di Napoli. E' stata invece rinviata l'entrata in vigore della riforma sulle intercettazioni. Siamo alla ricerca di un punto di equilibrio che riteniamo più plausibile e che tenga più proficuamente in conto tutti gli interessi in gioco", ha spiegato Conte. Fuori dal decreto il codice degli appalti, al quale il governo "sta lavorando perché si tratta di un argomento molto corposo e complesso".

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