l'ultimo saluto

Marchionne, Grande Stevens: era come un figlio, è diventato un fratello

"Conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette. Come temevo, da Zurigo ebbi la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti"

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"Per me era come un figlio, è diventato un fratello". Franzo Grande Stevens, storico legale di Gianni Agnelli, ricorda così Sergio Marchionne, ricoverato in ospedale in condizioni definite irreversibili. "Gabetti ed io - spiega - avremmo potuto considerarlo per la nostra età un figlio (il mio primo ha solo quattro anni meno di lui) e invece divenne un nostro fratello che ci consultava ed insegnava che cosa vuol dire occuparsi del successo in una grande azienda". "Il dolore per la sua malattia è indicibile", aggiunge.

"Quando dalla tv di Londra appresi il giovedì sera che egli era stato ricoverato a Zurigo, pensai purtroppo che fosse in pericolo di vita. Perché conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette", scrive in una lettera al Corriere della Sera. "Tuttavia, quando seppi che era soltanto un intervento alla spalla, sperai. Invece, come temevo, da Zurigo ebbi la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti e capii che era vicino alla fine".

"La sua scelta di amministratore delegato della Fiat (oggi Fca) è dovuta a Umberto Agnelli, che prima di morire raccomandò a Gabetti e a me di chiamarlo in azienda. Umberto aveva valutato Marchionne dai risultati eccezionali che aveva raggiunto lavorando per la Sgs, Société Générale de Surveillance, società di assicurazioni ginevrina".

"Marchionne - conclude Grande Stevens - ha lasciato una società che ha raggiunto l'incredibile risultato dell'azzeramento del debito e l'avvio di una vita di successi. Mi auguro che sulla strada che egli ha tracciato, sul suo esempio, la Fca prosegua con gli stessi risultati".