Sono passati 33 anni da quando Nunzia Coppola Lodi, 64 anni, dopo il parto cesareo, a dieci mesi dalla nascita del figlio Andrea, fu nuovamente ricoverata presso l'ospedale di Bergamo. Prima la paura di un tumore, poi la scoperta che ittero e crampi erano stati la conseguenza di un errore fatto dall'equipe medica, che si era dimenticata una garza nel suo addome. Da allora, anno 1985, Nunzia lotta ancora per il risarcimento.
Prima era il padre avvocato a seguirla, poi è stata lei stessa a prendere il posto del padre e ora lo fa con il figlio, che in trentatré anni ha avuto modo di laurearsi e prendere l'abilitazione. "Ho pensato di mollare tutto, ma sono andata avanti anche per le persone che, a differenza mia, non sono avvocati e probabilmente avrebbero accettato l'offerta iniziale. Non è giusto. Se si sbaglia, si deve chiedere scusa e andare incontro alla persona che ha subito l'errore", ha affermato al Corriere della Sera.
Inizialmente l'ospedale che aveva ammesso l'errore aveva offerto una somma di 40 milioni di lire, ma Nunzia si rifiutò. Come scrive il quotidiano meneghino "nel '98 i giudici d'appello di Brescia decisero al rialzo: 98.241.910 di lire. L'assicurazione pagò. Ma in Cassazione, nel 2001, la sentenza fu annullata: il presidente non l'aveva firmata. Se ne occupò un'altra sezione d’Appello". La causa è quindi proseguita a colpi di ricorsi fino ad arrivare ai giorni nostri senza ancora un finale.