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Russiagate, Mueller incrimina 12 agenti di Mosca per hackeraggio | Casa Bianca ai Dem: "Summit Trump-Putin ci sarà"

La Casa Bianca replica: "Dalle accuse non emerge che ci sia stato alcun un impatto sul risultato delle presidenziali del 2016"

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Dodici ufficiali dell'intelligence russa sono stati incriminati, negli Stati Uniti, per aver hackerato le email del Partito Democratico prima delle elezioni presidenziali di due anni fa. Lo ha annunciato il vice procuratore generale, Rod Rosenstein. L'accusa è stata formulata dal procuratore speciale Robert Mueller, che sta indagando sul Russiagate, le presunte interferenze russe nel voto del novembre 2016.

Le accuse: "Furto di informazioni su 500mila elettori" - Le accuse avanzate da Mueller riguardano 12 militari russi considerati parte del servizio di intelligence militare di Mosca (il Gru). Il testo dell'incriminazione - quasi interamente letto da Rosenstein in una conferenza stampa convocata con strettissimo anticipo - indica fra l'altro il furto di informazioni su 500mila elettori.

"L'obiettivo era violare gli account di posta elettronica dei Dem" - Gli inquirenti ritengono che gli agenti dell'intelligence russa avviarono i loro cyber-attacchi nel marzo 2016 con l'obiettivo di violare gli account di posta elettronica appartenenti a volontari e collaboratori della campagna per l'elezione di Hillary Clinton. Stando a quanto riferito da Rosenstein, gli accusati avviarono anche corrispondenze con diversi americani, ma non vi sono prove di crimini commessi da cittadini Usa.

"Creati profili fake per diffondere documenti" - I russi sono quindi accusati di aver "cospirato per violare i computer di comitati elettorali statali, segretari degli Stati e società informatiche Usa che fornivano software relativi alla gestione del processo elettorale con l'obiettivo di rubare dati di elettori". Si segnala inoltre che erano stati creati profili online fittizi - compresi 'DCLeaks' e 'Guccifer 2.0' - utilizzati per diffondere email trafugate e altri documenti.

La Casa Bianca minimizza ma i Dem contrattaccano - La portavoce della Casa Bianca, Lindsay Walters, minimizza: "E' coerente con quanto diciamo da sempre". Cioè che "non vi sono indicazioni del coinvolgimento di nessuno nell'ambito della campagna di Trump, né che le violazioni abbiano avuto un impatto sul risultato delle elezioni". Ma lo scossone è inevitabile, con i democratici - per bocca del leader al Senato Chuck Schumer - che già chiedono a gran voce la cancellazione del summit fra Trump e Putin lunedì in Finlandia. Ma la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha assicurato che l'incontro tra il presidente americano e il leader del Cremlino non verrà cancellato.

Trump assicura: "Con Putin solleverò certamente la questione Russiagate" - "Porrò assolutamente la domanda e con fermezza", ha assicurato Trump quando in conferenza stampa con Theresa May in Inghilterra gli si chiedeva se intendesse sollevare nell'incontro con il presidente russo la questione delle interferenze nel voto. Un tono diventato così determinato negli ultimi giorni sotto il pungolo dell'opposizione e con l'avvicinarsi del summit, che il presidente americano ha voluto fortemente: perché l'obiettivo è avere "buone relazioni" con Mosca, ha ribadito, elencandone i motivi validi. Dalla non proliferazione nucleare, su cui "sarebbe grandioso raggiungere un accordo", ai temi chiave che saranno al centro dei colloqui, a cominciare dalla Siria.

Il senatore repubblicano McCain: "Trump deve affrontare Putin" - Anche il senatore repubblicano John McCain ritiene che Trump debba affrontare il presidente russo circa le accuse di interferenze da parte di Mosca, durante il faccia a faccia fra i due ad Helsinki. "Se Trump non è pronto a farlo, il summit non dovrebbe avere luogo", ha sottolineato McCain in una nota.