Odissea finita per i 67 migranti a bordo della nave Diciotti ormeggiata nel porto di Trapani. A scendere per primi sul molo Ronciglio sono stati i due uomini indagati dalla Procura per violenza privata continuata ed aggravata in danno del comandante e dell'equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa: sono il sudanese Ibrahim Bushara e il ghanese Hamid Ibrahim. A sbloccare la situazione una telefonata del Colle al premier Conte.
A bordo c'erano anche tre donne, due minorenni non accompagnati, un pakistano di 16 anni e un egiziano di 17. Il numero maggiormente numeroso è rappresentato da migranti provenienti dal Pakistan che sono 23. Sono 12 quelli che arrivano dal Sudan, 10 dalla Libia, sette dalla Palastina, 4 ciascuno da Marocco e Algeria, due dall'Egitto, e uno ciascuno da Ciad, Nepal, Yemen, Ghana e Bangladesh.
Mattarella si muove - E' stato l'asse Quirinale-Palazzo Chigi ad accelerare lo sblocco dello sbarco. E' stato infatti il premier Conte ad annunciare le operazioni. "Stupito" il Viminale per gli interventi di Mattarella e "rammarico" per la scelta della Procura sulla Diciotti. Il "rammarico" è perché non sono state sposate le tesi della polizia e non ci sono stati arresti, ma due indagati in stato di libertà per violenza privata aggravata.
La posizione di Salvini, che pretende chiarezza sulla vicenda, era stata dura: "O hanno mentito gli armatori denunciando aggressioni che non ci sono state e allora devono pagare, o l'aggressione c'è stata e allora i responsabili devono andare in galera". Poi, nella serata di giovedì, un tweet per sottolineare l'esito della vicenda: "Nave Diciotti, due indagati, scafisti individuati, tutti fermati e interrogati. È finita la pacchia!".
La telefonata del Colle - Gli ultimi sviluppi della nave ferma in porto hanno quindi spinto il Capo dello Stato a intervenire personalmente chiamando il premier Giuseppe Conte.
Due indagati - Due potenziali colpevoli su quanto accaduto sul rimorchiatore Vos Thalassa, che ha soccorso 67 migranti, la Procura di Trapani li ha individuati: sono dei profughi, Ibrahim Bushara, sudanese, e Hamid Ibrahim, ganese, che, su indagini dello Sco, della squadra mobile e del Nucleo speciale intervento del Comando generale della Guardia Costiera, sono stati indagati in stato di libertà per concorso in violenza privata continuata ed aggravata in danno del comandante e dell'equipaggio del rimorchiatore. Reato che non prevede l'arresto.
Le accuse di impossessamento di nave e minacce ipotizzate dalla polizia non sono state ritenute contestabili dai Pm. In ogni caso, l'attività di polizia giudiziaria non è ancora terminata. Per completare le indagini è previsto che vengano sentiti tutti i 67 migranti su nave Diciotti, due in qualità di indagati e gli altri come testimoni. Per questo, ha annunciato il premier, "nei prossimi giorni proseguiranno gli accertamenti, a cura della Polizia di Stato, con assunzione delle informazioni testimoniali di tutte le persone che sono state trasportate".
Minacce e aggressioni: le indagini chiariranno - Secondo quanto si apprende il procuratore Alfredo Morvillo al momento non sta valutando l'adozione di alcun provvedimento cautelare, ma ha delegato alla polizia "approfondimenti investigativi in merito alla sussistenza di eventuali ulteriori reati". Serviranno a capire cosa è accaduto veramente sul rimorchiatore Vos Tahalassa che ha soccorso 67 migranti la sera del 9 luglio.
L'equipaggio sarebbe stato minacciato e circondato dai profughi per evitare che li riportassero in Libia, invece di fare rotta per il nord del Mediterraneo. Ma per la Procura di Trapani non c'è stata alcuna aggressione né impossessamento della nave, come era stato ipotizzato in un primo momento. Ci sarebbe forse stata una sopravvalutazione del pericolo reale?. Sarà l'inchiesta a chiarire anche questo. Le "indagini vanno avanti, nessuno minacci i nostri lavoratori - ha detto il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli - se il pericolo paventato a bordo della Vos Thalassa non corrispondesse al vero, lo dirà la magistratura".
"Nessuna rivolta" - Sulla ricostruzione si sono registrate dichiarazioni non univoche dei vertici della Vroon, società olandese proprietaria della Vos Thalassa che lavora nel servizio di sorveglianza di una piattaforma petrolifera Total. Ha spiegato il portavoce Cristiano Vattuone a "La Verità": "Nessuna insurrezione a bordo, la situazione è stata ingigantita dai giornali, non c'è stato nessun ammutinamento e nessuno è stato pestato". In una intervista al Secolo XIX, Christopher Savoye, responsabile Affari legali del gruppo ha detto: "Non abbiamo chiesto di entrare in porti italiani, non siamo trafficanti e abbiamo virato a nord dopo che l'equipaggio ha subito minacce dai migranti".
Le minacce, ci sarebbero state, bisogna capire quanto reali e immanenti siano state recepite dal comandante e dall'equipaggio o enfatizzate. La Procura di Trapani contesta la violenza privata continuata ed aggravata, che non prevede l'arresto.
Le organizzazioni umanitarie presenti al molo di Trapani (Intersos, Medici Senza Frontiere, Oim, Save the Children, Unicef e Unhcr) avevano da subito chiesto di "agevolare urgentemente le operazioni di sbarco", cosa poi avvenuta.