Octopath Traveler è una macchina del tempo
Arriva su Switch un gioco di ruolo vecchia scuola, che farà la felicità di chi è cresciuto negli anni ‘90
"Ma tu guarda... hanno riproposto per Switch roba del secolo scorso". Potrebbe essere questa la reazione a bruciapelo davanti a una schermata di Octopath Traveler, titolo che, in effetti, si presenta sbattendo sul grugno dell’appassionato una grafica in pixel art ispirata ai primi Final Fantasy e al celeberrimo Chrono Trigger.
Alla direzione artistica smaccatamente retrò corrispondono dinamiche che recuperano, non senza una punta di orgoglio, elementi di antimodernità: in Octopath spiccano il sistema di combattimento a turni e, soprattutto, gli scontri casuali, vera e propria croce gettata addosso a un’intera generazione di giocatori - i nati tra la fine degli anni '70 e primi anni ì80 - segnata dai giochi di ruolo giapponesi. Le nuove leve, al pari di chi lustri fa digeriva a fatica tali meccaniche, sono avvisate.
Ma ci troviamo per davvero al cospetto di modernariato videoludico? "Octopath è stato sviluppato come successore spirituale di Final Fantasy VI", ha dichiarato recentemente il produttore
Masashi Takahashi. "Prima abbiamo creato una demo esclusivamente in pixel art, vecchio stile. Ci siamo però resi conto subito che i nostri ricordi erano meglio di quanto realizzato. Allora abbiamo preferito ricorrere alle tecnologie di oggi per fare cose che non erano possibili all’epoca. Il risultato è un ottimo mix tra le due generazioni".
Come dargli torto.
Dietro all’aria vintage si nasconde una produzione curatissima nei particolari, nel design, nella fluidità di gioco: gli sviluppatori hanno ridotto al lumicino i tempi di caricamento, brevissimi - quando non del tutto assenti - durante il viavai tra una zona e l’altra della mappa, nei dungeon, nelle città. Il comparto tecnico punta tutto sulla resa del sistema di luci e ombre, effetti ambientali, dissolvenze, animazioni e, in particolare, su una montagna di pixel, in perfetta sintonia con l’atmosfera che si respira fin dalle prime battute. Sarebbe quindi un errore liquidare Octopath come una becera manovra per battere cassa e vendere, ancora una volta, i sogni di fine millennio a chi giovane non è più:
il titolo, per quanto di nicchia, non può essere considerato retrogaming e resta, a suo modo, un prodotto dell’industria contemporanea.
Tutto inizia selezionando un protagonista - noi abbiamo optato per il ladro
Therion - con cui cominciare l’avventura. Nelle prime ore di gioco incontreremo altri personaggi chiave (in totale sono otto) che, una volta completato il prologo ad essi dedicato, si uniranno al leader,
dandogli la possibilità di capeggiare brigate di massimo quattro combattenti, da schierare combinando, con un minimo criterio, le caratteristiche di ognuno.
L’intreccio viene svelato esclusivamente dal punto di vista dell’attore che volta per volta impersoneremo: la sceneggiatura copre fatti e questioni morali che definiscono i tratti del singolo eroe cui vengono dedicati filmati e scene di intermezzo, senza che, tuttavia, gli altri soci possano essere minimamente chiamati in causa, circostanza che si verifica solo durante l’esplorazione dei dungeon o nei combattimenti.
Octopath porta avanti in parallelo non una ma ben otto trame con una disinvoltura tale da assicurare varietà e ricchezza alla narrazione; il risultato è che annoiarsi diventa obiettivamente difficile. Bisogna riconoscere, tuttavia, che un copione così spezzettato finisce inevitabilmente per perdere qualcosa in termini di armonia generale e di coesione del racconto.
Dove invece Octopath si rivela un prodotto tutto sommato conservatore è nelle meccaniche ruolistiche: oltre ai citati combattimenti a turni, troveremo i soliti punti vita, i non proprio originalissimi punti da spendere per eseguire tecniche speciali o evocare incantesimi, peraltro basati sugli abusatissimi elementi (fuoco, fulmine ecc.), i già visti scudi da abbattere per infliggere più danni, nonché il consueto corredo di armi e abilità da potenziare, e via discorrendo. Nonostante ciò,
il sistema di progressione riesce a intrigare perché favorisce la sperimentazione: non tutti gli eroi possono sfruttare lo stesso equipaggiamento e le stesse magie ma, ad esempio, un ladro come Therion può essere personalizzato facendogli acquisire, mano a mano, caratteristiche tipiche di un’altra classe.
Per insaporire la minestra gli sviluppatori si sono inventati le azioni di viaggio, che implicano l'interazione con personaggi non giocabili e la cui efficacia dipende da un bel po’ di variabili. Per intenderci,
Alfyn e
Cyrus possono studiare attentamente i viandanti e accedere, così, a informazioni utili, oggetti nascosti o addirittura sconti alla locanda del villaggio,
ma il buon esito dell’indagine dipende dal grado di difficoltà della zona, specificato nella mappa del mondo, e dal livello del personaggio. Ancora, il fatto che il nostro Therion possa derubare il prossimo non implica la certezza dell’impunità: l’esperienza fino a quel momento accumulata e la destrezza della vittima condizionano il successo del furto.
Le azioni di viaggio servono poi per portare a termine le missioni secondarie, numerose e sufficientemente varie, seppur non memorabili:
la qualità di scrittura è altalenante e le sottotrame spesso si dilungano in fatti di rilevanza marginale nell’economia della narrazione. Nondimeno, la maggior parte degli appassionati le giocheranno per raggranellare qualche spicciolo o mettere le mani su oggetti utili o preziosi. Il bottino così ottenuto permette di sopravvivere senza troppi patemi: i
l livello di difficoltà di Octopath, pur non proibitivo, non deve essere sottovalutato da chi non è avvezzo a questo genere di giochi.
In conclusione riteniamo che Octopath Traveler possa tranquillamente dire il fatto suo nell’odierno panorama dei giochi di ruolo di matrice giapponese.
È un titolo che si porta dentro un fascino ancestrale, un prodotto senza dubbio per pochi, estremamente divisivo, ma che può regalare soddisfazioni ai giocatori più pazienti. E attempati.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo provato Octopath Traveler grazie a un codice per il download fornito da Nintendo. La prova è avvenuta collegando Nintendo Switch a un televisore LG da 60 pollici Ultra HD 4K e sfruttando la console in modalità portatile. Il gioco può tenere impegnati per decine di ore, tenendo presente la mole di cose da fare e di missioni secondarie disponibili.
Può piacere a chi…
… non si è più ripreso da quando ha concluso i Final Fantasy degli anni '90
… vuole un prodotto con estetica e meccaniche retrò
… cerca un’avventura in grado di tenere impegnati a lungo
Potrebbe deludere chi…
… odiava i combattimenti casuali già all'epoca
… non ha mai amato lo stile dei giochi di ruolo giapponesi
… non è disposto a spendere per videogiochi privi di un comparto grafico di ultima generazione
Octopath Traveller è un gioco consigliato ai maggiori di 12 anni.
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