L'ultima sentenza con cui la Cassazione reintroduce il principio secondo il quale l'assegno di mantenimento in caso di divorzio si calcola sul tenore di vita e sul contributo dell’ex coniuge apre la strada a un fenomeno estraneo alla tradizione culturale e giuridica italiana: quello dei contratti prematrimoniali. Come spiega Ferdinando Mauro, esperto in Diritto di famiglia, "il nuovo orientamento non elimina il potenziale conflitto tra ex coniugi. Pertanto, la reale alternativa per proteggere la famiglia, con soluzioni razionali e preventive, sono i patti prematrimoniali. È tempo di approvare una legge definitiva, atteso che con ogni evidenza non è più sufficiente l'articolo 162 del codice civile con cui i coniugi hanno la possibilità di regolamentare il loro regime patrimoniale solo attraverso la comunione legale o la separazione dei beni".
L'apertura ai patti precedenti al sì è di fatto possibile perché i giudici della Cassazione hanno deciso che l'assegno di divorzio non è più una mera misura assistenziale. Un tempo non poteva essere oggetto di contratto proprio perché si configurava come una forma di aiuto al coniuge in stato di bisogno, ma ora l'assegno viene configurato come "composito", vale a dire in parte assistenziale e in parte perequativo e proprio quest'ultima parte può diventare oggetto di contratto.
"I patti prematrimoniali - conclude l'avvocato Mauro - si pongono invece come la soluzione a quelle problematiche che sarebbe difficilissimo gestire in caso di divorzio, quando anche il buon senso non trova più spazio. Ciò significa accordarsi preventivamente su aspetti come somme di denaro periodiche o una tantum, diritti reali su uno o piu' immobili, mantenimento dell'altro coniuge o mantenimento dei figli fino al raggiungimento della loro autosufficienza economica, addirittura rinunce al mantenimento, diritti di successione e così via".