A Hollywood stanno già pensando di fare un film sulla storia dei 12 ragazzini thailandesi salvati dalla grotta dopo 18 giorni passati nelle viscere della terra. I produttori americani erano nei pressi del cunicolo di Tham Luang mentre i sommozzatori si immergevano per tirare fuori i baby-calciatori e le ambulanze li trasportavano in ospedale a sirene spiegate.
Poi c'è la Fifa che li ha invitati alla finale dei Mondiali (dove non potranno ovviamente andare), ci sono i complimenti dei supercampioni di calcio, da Ozil a Marco Tardelli, da Massimiliano Allegri a Kane. Ma in tanti, tantissimi, chiedono tranquillità per i "cinghialotti" usciti dalla loro prigione sotterranea dove si è temuto il peggio. "Questi ragazzi non sono eroi - dice Narongsak Osottanakorn, il governatore della provincia di Chiang Rai, la zona dove si trova la grotta Tham Luang -. Hanno avuto un incidente e sono finiti sotto i riflettori, seguiti per giorni dal mondo intero. Ma sono solo ragazzi. Lasciamoli tranquilli. Hanno bisogno di riprendersi dopo questa terribile esperienza e devono tornare a scuola".
Riflettori accesi - Difficile, però, che l'attenzione mediatica che si è accesa intorno al loro caso si spenga facilmente. Nella località sperduta nella giungla dove c'è la grotta diventata la loro prigione, tra i primi ad arrivare, insieme ai soccorsi, c'erano proprio alcuni produttori cinematografici.
Film e museo interattivo - Managing director di Pure Flix (studio cinematografico con sede in Arizona), Michael Scott, che vive in Thailandia per tre mesi all'anno, non si è lasciato scappare l'occasione e ha subito raggiunto la grotta, ha detto ai giornalisti di immaginare "un importante film di Hollywood" interpretato da superstar e ha già raccolto decine di interviste e racconti sul posto.
Ma si pensa anche a un museo interattivo dove si progetta di ricostruire l'atmosfera vissuta dai ragazzi, i giorni della prigionia e quelli del ritorno alla vita. Insomma, sarà difficile che quei 12 ragazzini possano tornare in fretta a una vita normale.