E' finito l'incubo per i 12 baby calciatori e il loro coach, rimasti intrappolati nella grotta di Tham Luang, in Thailandia. Dopo 17 lunghi giorni tutto il gruppo è stato portato in salvo. Le operazioni di recupero sono state divise in tre tranche: i primi quattro ragazzi sono fatti uscire domenica, mentre l'ultimo a lasciare la grotta, martedì, è stato l'allenatore.
"Tutti i 12" Cinghiali (così si chiama la loro squadra) "e l'allenatore sono stati estratti dalla grotta", è stato annunciato sulla pagina Facebook degli "Hooyah", i Navy Seals thailandesi.
Secondo un responsabile del ministero della Sanità, "i ragazzi sono tutti in buona salute" e "stanno bene a livello psicologico". Mano a mano che venivano soccorsi, sono stati sottoposti ad esami radiologici e test del sangue: a due sono stati riscontrati sintomi di polmonite, ma dopo la somministrazione di antibiotici sono "in condizioni normali", ha riferito sempre il funzionario ministeriale.
Le operazioni di recupero - Ciascuno dei ragazzi è stato portato fuori da due sommozzatori, seguendo un percorso molto difficile, con lunghi tratti sommersi. Complessivamente, svariati chilometri in cui si alternano pozze inondate e passaggi molto angusti, un tracciato da cinque ore anche per gli esperti di immersioni. Per garantire la massima sicurezza, non è stato possibile effettuare più di quattro viaggi di recupero al giorno (in modo da permettere il ripristino delle attrezzature e la ricarica delle bombole di ossigeno per il viaggio di andata e ritorno dei sub), così le operazioni di soccorso sono state divise in tre tranche: la prima portata a termine domenica, l'ultima martedì.
L'odissea dei "cinghiali" - L'odissea dei "cinghiali" era iniziata il 23 giugno quando, per sfuggire alla pioggia torrenziale che si stava abbattendo sulla zona, il gruppo si era rifugiato nella grotta. Le forti precipitazioni avevano però allagato parte dei cunicoli, intrappolando i ragazzini e l'allenatore. Dopo che i parenti avevano lanciato l'allarme, erano partite le operazioni per individuare il gruppo, ma per giorni non era stato possibile perlustrare la grotta. I Navy Seals thailandesi erano riusciti infatti a raggiungere il gruppo solo nove giorni dopo, il 2 luglio.
La lunga operazione di recupero - Con l'individuazione dei 13, ha inizio la lunga operazione per portarli in salvo: la grotta è ancora in parte sommersa e, non essendo possibile attendere che le acque si ritirino (dato che possono essere necessari anche dei mesi) diventa evidente che bisogna addestrare i 13 alle immersioni. Si continua intanto ad aspirare acqua e pompare aria nelle caverne e viene inoltre attrezzato il "percorso" con cavi, sensori, luci, bombole di riserva e punti di soccorso.
Le operazioni di recupero hanno un'accelerata domenica: si teme infatti che le piogge ancora intense possano allagare anche la cavità dove ha trovato riparo il gruppo. I livelli di ossigeno inoltre continuano a diminuire, rendendo sempre più pericolosa la permanenza del gruppo nella grotta.
Ed è proprio domenica che i Navy Seals thailandesi hanno tentato, con successo, il recupero dei primi quattro ragazzi, seguito da altre due "tranche", una lunedì e l'ultima martedì, ponendo così la parola fine all'incubo della grotta.