L’esplosione dei dispositivi personali, intesi come smartphone, ha dato il via a un modo differente di intendere il mercato dell’intrattenimento: non solo per quanto riguarda la musica, con la rivoluzione ormai “antica” di iTunes all’inizio degli anni 2000, ma anche nel campo dei videogiochi.
Nel nostro caso lo tsunami che ha investito consuetudini e modelli ampiamente collaudati si è scatenato attraverso gli store digitali e le “app”. Promotrice assoluta è stata ovviamente Apple, dal 2007 in avanti, che ha semplicemente aperto le danze. Il resto, come si suol dire, è storia. Il concetto di giochi “free 2 play” è una diretta conseguenza della voglia di presentarsi al pubblico accompagnati da un prezzo di listino pari a zero centesimi. Il gioco si scarica effettivamente senza sborsare alcunché, ma tende poi a inserire dei meccanismi per cui il giocatore dovrebbe essere spinto a degli acquisti di elementi virtuali all’interno del gioco.
Per qualcuno un simile cambio di rotta ha rappresentato l’inizio della fine, per altri molto più semplicemente un’occasione da studiare e di cui, eventualmente approfittare. Nintendo non è rimasta a guardare e nonostante i suoi tempi siano, come da tradizione, piuttosto dilatati, si è infine gettata nel mercato dei download gratuiti quando ha approcciato il settore mobile, a partire dal 2016. Tanto che anche su Switch esiste almeno un gioco “firmato” dal gigante giapponese che non prevede alcuna strisciata di carta di credito, per quanto virtuale. È Pokémon Quest, non per nulla disponibile anche nel mondo Android e iOS.
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Pokémon Quest, realizzato e prodotto assieme a The Pokémon Company, presenta un mondo e un’avventura diversa da quella della serie tradizionale dei mostriciattoli: un’estetica più estrema e comunque contemporanea, che strizza l’occhio a Minecraft, tanti piccoli compiti da portare a termine un giorno dopo l’altro, un po’ di esplorazione e un po’ di gestione, così da non stressare troppo chi vuole semplicemente passare una manciata di minuti in metropolitana.
Non è però l’unico gioco che può essere scaricato dallo store digitale di Nintendo su Switch gratuitamente. Nelle ultime settimane le proposte si sono fatte più interessanti e sfaccettate, in particolar modo grazie alla discesa in campo di due veri e propri pesi massimi in materia. Entrambi si sono lanciati nell’arena nei giorni dell’E3, la fiera di settore più importante del mondo, capace ogni anno di mettere a ferro e pixel Los Angeles a inizio giugno.
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Fallout Shelter è uno degli esperimenti più riusciti nel campo dei giochi free to play. Nato nel 2015, inizialmente solo su smart device, ha raccolto in un paio di settimane oltre 5 milioni di dollari in microtransazioni: quegli acquisti suggeriti ma non obbligatori all’interno del gioco. Costola di una delle serie più amate dai videogiocatori “esperti”, Fallout Shelter chiede di gestire gli spazi, le risorse e il personale di un rifugio sotterraneo antiatomico. Il gioco funziona benone anche su Switch e con un po’ di pazienza ci si può divertire senza mettere mai, effettivamente, mano al portafogli.
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L’altro nome è il mastodonte di questi mesi: Fortnite. Vero e proprio fenomeno esploso tra le fine del 2017 e l’inizio del 2018, Fortnite è “il” Battle Royale per eccellenza, oggi come oggi. Con Battle Royale si intende un gioco che mette una grande quantità di giocatori gli uni contro gli altri, per una manciata di minuti, eleggendo quale vincitore l’unico possibile sopravvissuto alla fine degli scontri. Fortnite fa esattamente questo: decine e decine e decine di giocatori in un unico ambiente, pronti a spararsi con fucili e armi di vario tipo, ma anche a costruire strutture per difendersi (e non solo). Il tono leggero e i colori accesi e vibranti evitano che l’atmosfera sia di quelle brutali e sanguinolente, come tipicamente accade nella maggior parte degli sparatutto. Anche in questo caso non sono richiesti biglietti d’ingresso, ma se si vuole personalizzare e arricchire il personaggio e la sua dotazione… allora l’acquisto di elementi a pagamento può diventare una scorciatoia fin troppo comoda e stuzzicante.
Rimangono alcuni attori minori, comunque pronti a farsi giocare senza pesare sul bilancio mensile. In Kitten Squad si controlla un gattino impegnato a sparare a quintali di mostriciattoli. La visuale dall’alto ricorda quella di alcuni classici del passato e tutto sommato si può passare qualche manciata di minuti allentando la tensione, ma i limiti tecnici e di idee si fanno presto sentire. La carrellata viene chiusa da un trittico di giochi di flipper che consentono di provare gratuitamente alcuni tavoli, tra riproduzioni di classici degli anni ’80 e altri elaborati ex novo. Pinball FX 3 è l’ultimo di una serie con oltre dieci anni alle spalle, al suo interno si possono acquistare decine di tavoli, oltre al singolo offerto gratuitamente. Ci sono quelli dedicati ad altri videogiochi (Doom o lo stesso Fallout citato poco sopra) o celebri serie televisive (I Griffin, Bob’s Burgers…), un abbonamento stagionale da 20 Euro dà accesso a un buon numero di flipper. The Stern Pinball Arcade e il semplice Pinball Arcade si dedicano soprattutto a pinball d’annata e ispirati al mondo di Hollywood (il primo) e ai classicissimi di Gottlieb (il secondo, che propone anche Pinball Wizard degli Who come “sigla”!).
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L’offerta di giochi gratuiti su Nintendo Switch è comunque destinata ad allargarsi, perlomeno con Warframe, un gioco d’azione e combattimenti basato sugli scontri tra voluminosi esoscheletri. Già disponibile da anni altrove, è stato annunciato per la console ibrida giapponese solo in questi giorni, ma la data di pubblicazione non è ancora stata comunicata.