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Assemblea Pd, Martina eletto segretario | Renzi: "No operazioni nostalgia"

"Non sono l'unico responsabile ma pago io per tutti. Dico no ai populismi e alla minoranza propongo di ragionare: riperderete il congresso". Zingaretti contro l'ex premier: "Non ascolta"

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L'assemblea del Partito democratico ha eletto segretario Maurizio Martina, attuale reggente. Sette i voti contrari e tredici gli astenuti. Il nuovo leader del partito ha detto: "Propongo un percorso congressuale straordinario da qui a prima delle europee che ci porti a elaborare idee, persone, strumenti nuovi. Dobbiamo riorganizzare tutto". Renzi dice no a operazioni nostalgia e chiede un'analisi della sconfitta.

"E' necessaria un'analisi di quello che è successo - ha detto davanti all'assemblea del partito -, ma è superficiale il giudizio di chi dice che le abbiamo perse tutte". Matteo Renzi apre così il suo intervento all'assemblea del Pd e continua: "Per la ripartenza non si può tornare a un simil-Pds né a un simil-Unione. Chi pensa che la risposta alla sconfitta sia la nostalgia si accomodi pure".

Sconfitta - "Noi l'egemonia l'abbiamo avuta per tre o quattro anni - ha ripreso l'ex premier -. L'abbiamo persa e l'atto delle dimissioni ha questo significato", di riconoscere la sconfitta. Una parte della platea ha applaudito per sottolineare la responsabilità di Renzi e a questo punto l'ex segretario si è fermato per replicare: "Abbassiamo tutti i toni delle tifoserie. So che non sono l'unico responsabile ma in politica si fa così: paga uno per tutti".

Social e attacchi - "Siamo stati poco sui social - ha detto Renzi -, dove si è sviluppata una campagna devastante che ha mostrificato i nostri. Non mi avete fatto mancare l'affetto, ma quando dalla mattina alla sera l'ondata dei social, gestita in modi per i quali occorrerebbe una commissione d'inchiesta, vera, ha costruito fake news e attaccato la mia famiglia, questo atteggiamento avrebbe dovuto avere più solidarietà del gruppo dirigente. Fuori da qui c'è una battaglia politica e culturale da fare anche contro un processo di mostrificazione che arriva a creare finti complotti".

Contro i populisti - "Di Maio dice che il nemico numero uno è Macron - ha continuato Renzi -. Capisco che attaccare i francesi ti dà like su Fb, specie durante i Mondiali, ma Emmanuel Macron è uno dei punti di riferimento contro i populisti, per impedire che diventino con la Lega delle leghe la prima forza del Parlamento Ue".

Sobrietà - L'ex premier è poi passato ad analizzare le cause della sconfitta, tra le quali ci sono "i toni e i tempi della campagna elettorale. Non è l'algida sobrietà che fa sognare un popolo, devi dare un orizzonte forte al Paese". Altra causa è "la mancanza di leadership: non c'è comunità che non esprima un leader, perché in politica la comunicazione è essenziale". Inoltre "non abbiamo dettato l'agenda: sullo ius soli dovevamo decidere, o si metteva la fiducia a giugno o si smetteva di parlarne. Io l'avrei fatto perché fondamentale".

Alla minoranza - Renzi si è poi rivolto alla minoranza: "Smettiamola di considerare nemici quelli accanto a noi. Ci rivedremo al congresso, riperderete il congresso e il giorno dopo tornerete ad attaccare chi ha vinto. Adoro stare sui contenuti e ragionare, per chi è in grado di ragionare mica per tutti...". E poi ai suoi: "Vi suggerisco di non cadere nelle provocazioni".

Zingaretti: "Via ai comitati dell'alternativa" - Saluta positivamente il congresso prima delle europee Nicola Zingaretti, che su Facebook ha scritto: "Il Pd si muove. Con fatica, ma finalmente si muove. Al bando ora ogni conservatorismo o nostalgia del passato con ricette che hanno fallito. Dobbiamo guardare avanti. Quando ci riusciamo il Pd vince, insieme a tanti altri, anche ora. Costruiamo in tutto il Paese in maniera aperta comitati per l'alternativa per chiamare a raccolta chi vuole cambiare e ridare agli italiani un futuro".
"Renzi non ascolta mai" - Il governatore del Lazio ha poi lanciato una stoccata all'ex segretario dicendo: "Quello che più mi ha colpito dell'intervento di Matteo e un po' anche mi è dispiaciuto è che alla fine non si predispone mai all'ascolto degli altri, delle ragioni degli altri. Per un leader è un grandissimo limite".

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