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Videogiochi: politico australiano si scaglia contro Cyberpunk 2077 per i suoi "contenuti fuorvianti"

La cancellazione di una serie di libri per bambini ritenuti "razzisti" e "insensibili" ha portato Craig Kelly a puntare il dito contro il gioco che, al contrario, continua a essere venduto in Australia

IGN

Il tempo è come una ruota e purtroppo, come le cose belle, anche avvenimenti senza senso hanno l'abitudine di ripetersi. Specie quando si tratta di videogiochi, ogni volta che nel mondo si assiste a uno scandalo o un disastro causato da questioni legate a questioni sociali o politiche, che richiederebbero molto lavoro e riflessione culturale per essere risolte, qualcuno in una posizione di potere dà la colpa di tutto ai videogiochi. Ultimo giudice in materia è stato Craig Kelly, ex parlamentare liberale australiano, che nei giorni scorsi si è scagliato con Cyberpunk 2077 accusandolo di aperto sessismo e contenuti fuorvianti.

Kelly, dopo settimane in acceso contrasto con i consigli medici ufficiali sulla sua pagina Twitter riguardo ai trattamenti anti Covid-19, ha pubblicato un post che polemizzava su come "la gente sveglia" avesse cancellato la nota saga editoriale per bambini del Dr. Seuss mentre il popolare videogioco Cyberpunk 2077 poteva permettersi di avere personaggi capaci di resistere a quattro tipi di danni: fisico, termico, EMP e chimico.

Sei libri della collana del Dr Seuss, infatti, sono stati ritirati dalla pubblicazione in risposta al continuo contraccolpo riguardo alle immagini razziste e insensibili contenute in essi. Kelly sembra essere apparentemente arrabbiato perché il gioco ha venduto troppo bene in Australia, tesi avvalorata dal fatto che il post era corredato dal link a un articolo che riportava a pieno titolo le oltre 400mila copie del gioco vendute nel territorio.

La community videoludica si è dunque scagliata contro le accuse senza senso del politico, affondando totalmente la tesi da lui sostenuta. Il caso è comunque avvenuto esattamente un mese dopo l'ultima volta che un altro politico australiano aveva affermato come i giovani fossero stati fuorviati da giochi come GTA 5, dopo il verificarsi di atti di misoginia e presunto stupro a danno di una deputata della stessa House of Parliament.

Le accuse mosse dallo scenario politico australiano non sono certamente correlate ai videogiochi, ma sollevano un aperto dibattito sulla censura che il paese sta operando sul settore videoludico già da qualche tempo.

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