Ha confessato di essere il responsabile dell'uccisione del padre Osvaldo Capecchi e della convivente di quest'ultimo, Patrizia Manetti, avvenuta in un'abitazione a Impruneta (Firenze) Dario Capecchi, 43 anni. Lo si apprende dagli inquirenti. Nei suoi confronti disposto un provvedimento di fermo per duplice omicidio aggravato. L'uomo, affetto da una grave patologia psichica certificata, avrebbe reso dichiarazioni definite farneticanti dagli inquirenti.
Il delitto Sul movente avrebbe detto che il delitto gli sarebbe stato ordinato dall'Isis, "siamo tutti in pericolo", avrebbe ancora spiegato. Da dieci giorni l'uomo aveva sospeso le cure per la sua patologia, circostanza che secondo gli inquirenti ha aggravato i problemi psichiatrici. Tra gli elementi ritenuti significativi anche il fatto che avesse abiti macchiati di sangue.
A scoprire i cadaveri e allertare i militari l'altro figlio dell'anziano morto: vive sempre all'Impruneta ma altrove, era andato a casa del padre perche' un vicino lo aveva avvertito che nella notte c'era stata una violenta lite tra il genitore e il 43enne. Da quanto ricostruito le vittime sarebbero state raggiunte da più colpi inferti con un'arma da taglio: si pensa a un coltello che al momento però non è stato ritrovato. L'omicidio, da un primo esame del medico legale, viene fatto risalire tra le una e le due della notte scorsa.
Il figlio 43enne dell'uomo, Dario, è stato ritrovato dai carabinieri, dopo ricerche, sabato pomeriggio in un boschetto nella zona di Calenzano: poco prima la polizia stradale aveva rinvenuto la sua auto, una Fiat Panda vecchio modello, abbandonata lungo la corsia d'emergenza della vicina A1. Il suo cellulare era stato localizzato nella zona poco prima.