Uomini e donne giocano alla pari in un team, ragazze con il velo passano il pallone ai compagni, squadre che accolgono giocatori di qualsiasi genere: anche transgender, atleti avversari che, fuori dal campo, scherzano e si abbracciano senza portarsi rancore. Vige però un severo divieto: quello del pregiudizio. E "divertimento" è la parola d'ordine. Uno sport del genere non può che essere magico: è il quidditch che direttamente dalla scuola di magia di Hogwarts è arrivato nella sua versione babbana a Firenze dove fino all'1 luglio si giocano i mondiali.
Il weekend dei mondiali - Più di 4mila persone sono attese nel weekend nel capoluogo toscano per assistere ai mondiali di quidditch. A credere per prima in uno sport che in Italia è ancora marginale è stata Human Company, azienda leader nel turismo all’aria aperta, che, insieme all’Associazione italiana di quidditch, ha presentato la candidatura di Firenze ai mondiali. “Non ci aspettavamo tutto questo successo”, ammette Marco Galletti, Ceo di Human Company. “Ciò che è positivo è che questo evento ha attratto a Firenze un target di giovani e giovanissimi che difficilmente visita città d’arte. Siamo molto soddisfatti e continueremo ad appoggiare il quidditch e lo sport in generale”.
Il quidditch in Italia – Ad arrivare però a Firenze per la coppa del mondo di quidditch sono soprattutto stranieri. Erika Crociani, assistant coach della nazionale italiana, spiega il perché del fenomeno. “Nei paesi come Stati Uniti e Regno Unito il quidditch è considerato uno sport a tutti gli effetti praticato anche nei college. In Italia invece ancora non c’è la cultura del quidditch sia perché gli sport di contatto non sono molto diffusi sia perché, in un certo senso, c’è ancora una concezione goliardica del quidditch legata a Harry Potter”, dice Erika che a Siena ha fondato una squadra.
“Stiamo lavorando per colmare questa lacuna e promuovere il quidditch anche in Italia - aggiunge Andrea Miglietta, presidente dell’Associazione Italiana – Già il fatto che i mondiali si svolgono a Firenze è una grandissima occasione”. Ad avvicinarsi al quidditch non sono solo gli appassionati di Harry Potter, anche se il gioco è nato dalla fantasia di J.K. Rowling. “C’è poca magia nel quidditch babbano, è tutta questione di impegno e sacrificio come in tutti gli sport”, conclude Erika.
La cultura dell'integrazione – Per le strade di Firenze però, da piazza Santa Croce fino a Campo di Marte, la magia si rispira davvero. Ed è quella di uno sport basato sull’integrazione. Le squadre sono composte infatti da un massimo di 4 giocatori per genere, senza indicare quale: semplicemente il genere a cui uno si sente di appartenere. Per questa ragione anche giocatori transessuali scelgono il quidditch. “Da piccola ho sempre praticato sport, poi ho smesso proprio perché mi sentivo a disagio. Ho ricominciato grazie al quidditch. Qui nessuno ti giudica: donne e uomini giocano insieme alla pari”, racconta Lucy, giocatrice trangender che milita nella nazionale inglese.
Il quidditch non abbatte soltanto le barriere di genere, ma anche quelle che potrebbero essere rappresentate dalla religione. Nella nazionale della Malesia ci sono tre giocatrici che indossano il velo perché musulmane. “Ho deciso di indossare il velo perché fa parte della mia religione e mi fa santire più vicina a dio - racconta Nadiah che gioca nel team malese con sua sorella - Non mi vergogno della mia scelta, ma conosco persone che lo fanno. Io penso che le persone devono accettarmi per come sono e il velo rappresenta una parte di me. Nella mia squadra non ho avuto problemi. E’ un ambiente molto inclusivo e a nessuno importa se gioco con il velo o senza.”. E aggiunge sorridendo: "I miei genitori non sono contrari che gioco in squadra con i ragazzi, l'importante è che non c'è troppo contatto con i giocatori maschi".
Dopo la cerimonia di inaugurazione con gli sbandieratori e la partita dimostrativa in piazza Santa Croce in cui l'Italia ha sfidato l'Australia, le squadre dei 29 paesi si stanno allenando in vista delle partite dei mondiali che si terranno dal 30 giugno all’1 luglio quando si disputerà la finale. Secondo coach e atleti le favorite sembrano essere Stati Uniti, Regno Unito e l’Australia. Ma il presidente dell’Associazione italiana è ottimista: “Io penso che anche l’Italia possa puntare al podio: gioca in casa e questo sicuramente favorisce”.