La parola ispanica tapas non indica solo i piccoli spuntini che accompagnano il drink ma rappresenta un vero e proprio rito.
“Ir de tapas o tapear” è un itinerario fatto di soste da un locale all’altro per degustare una sorta di street food e rilassarsi chiacchierando con gli amici a fine giornata. E’ tale l’importanza di questa consuetudine da aver meritato l’onorificenza della “Giornata mondiale delle Tapas”, celebrata dal 2015 il terzo giovedi di giugno in più di 25 Paesi al mondo.
Le tapas possono essere sia fredde(frios) che calde(calientes). Le fredde come l’ensaladilla (insalata russa) o la tortilla de patatas (frittata di patate), il gazpacho(zuppa a base di verdure) o il salpicón de marisco (l’insalata di frutti di mare) generalmente si consumano velocemente al bancone. Tra quelle calde le più amate sono le crocchette, il pesce fritto, il flamenquin (rotolo di carne fritto) le lumache, le polpette ma anche ricchi panini detti montaditos.
Le tapas vengono suddivise anche in tre tipologie: “Cosas de Picar”, semplici stuzzichini da sgranocchiare, i “Pinchos” serviti con gli stuzzicadenti e i “Cazuelas” accompagnati da salse.
Ogni regione propone piatti differenti a seconda delle specialità culinarie, anche se sembra sia stata l’Andalusia nell’Ottocento a dare i natali al termine che usiamo oggi. Deriverebbe infatti dall’usanza nelle locande di coprire (tapar) il bicchiere di vino o sherry con un piattino, un pezzo di pane o di prosciutto per evitare che vi entrassero insetti o altro.
Originariamente le tapas venivano utilizzate per frenare la fame tra l’uscita dal lavoro e la cena, che in Spagna non viene servita prima delle 22.00. Oggi possono essere considerate un “alimento sociale”, emblema della solarità e del bel vivere spagnolo che predilige il contatto umano e l’interazione.
Forse dobbiamo all’esempio iberico la ricchezza dei buffet offerti nei bar e nei pub italiani all’ora dell’aperitivo: patatine e arachidi sono solo un pallido ricordo. Quindi, grazie tapas!