Dalle corsie di un ospedale a un asilo nido, in prestito. Protagonista un robot umanoide. Dopo il grande lavoro svolto al fianco dei medici nel reparto di pediatria, ora passa in un nido della città veneta, “Il bruco”. L’idea nasce da una collaborazione tra il Comune e Roberto Mancin, rappresentante del Dipartimento di Salute della donna e del bambino dell’Università di Padova, che da tempo segue i progetti di robotica pediatrica.
Perché dal reparto pediatria è stato stato trasferito in un asilo nido?
“In pediatria c’è un ambiente protetto dove è facile utilizzarli perché ci sono sempre genitori, infermieri, psicologi . L’asilo invece è un luogo con tanti bambini e pochi educatori. In ospedale è nata una sorta di robot therapy con l’umanoide che balla, canta e gioca con i piccoli pazienti. Tutto ciò per distrarli diminuendone l’ansia e la paura prima di un’operazione dolorosa”.
Quali sono le sostanziali differenze tra i due ambienti?
“Mentre in ospedale i bambini possono toccare gli androidi, all’interno del nido i piccoli ci interagiscono solo dietro un vetro, attraverso il quale li vedono ballare oppure trasformarsi in un proiettore video”.
Le sperimentazioni si evolveranno in futuro? I robot potranno sostituire le insegnanti?
“Siamo già d’accordo con l’Assessore all’Istruzione del Comune di Padova, Cristina Piva, che dall’anno prossimo aumenteremo la diffusione degli automi nelle scuole dell’infanzia, al posto degli asili nido. La fabbricazione di un prodotto certificato per la fascia d’età compresa tra 4 e 6 anni, prevede infatti meno restrizioni rispetto alla creazione di un robot adatto ai più piccoli” prosegue Mancin. “L’obiettivo che ci siamo prefissati nei prossimi due anni sarà affidare almeno un robot ad ogni istituto della città.”
Cosa faranno all’interno delle scuole d’infanzia?
“I robot utilizzeranno la loro intelligenza artificiale per acconsentire alle esigenze dei bambini rispondendo a qualsiasi tipo di domanda grazie alle 65 diverse lingue che possono essere installate all’interno della sua memoria. È difficile trovare oggi un educatore che parli così tante lingue”.
Può capire le emozioni di un bambino?
"Si, per questo motivo sono definiti robot empatici. Grazie all’utilizzo di sensori capiscono lo stato d’animo di chi gli sta di fronte. A tal proposito forniscono immagini o suoni consequenziali agli impulsi che ricevono”.
Caratteristiche tecniche e prezzo dei robot?
“Sono alti 90 centimetri e non hanno braccia. Una ditta di Padova le importa dalla Cina e costano circa 9.000 euro, ma per le scuole ci sarà un prezzo speciale. In Italia ce ne sono già cinquanta, impiegati soprattutto in banche, negli ospedali e all’ufficio anagrafe del comune di Torino. Ma robot fabbricati per interagire con bambini ce li abbiamo solo noi”.