PES 2019 tra neve, nuove licenze e l'addio alla Champions
A Los Angeles abbiamo provato il nuovo simulatore calcistico della casa giapponese
Quello di quest'anno sarà un Pro Evolution Soccer sensibilmente diverso dal passato. Persi di diritti per la Champions League e le altre competizioni UEFA, Konami tenta di puntare tutto su un gameplay ancora più ricco e nuove licenze di squadre e campionati provenienti da ogni parte del mondo per rendere PES 2019 appetibile agli occhi dei suoi fan, tentando così di ostacolare l'egemonia del rivale FIFA, la cui offerta di gioco diventa anno dopo anno sempre più completa.
All'E3 2018 di Los Angeles abbiamo così provato con mano l'edizione 2019 del calcistico di Konami, sperimentando per circa un'ora le novità di gioco tramite una build preliminare su PS4 Pro. Ecco cosa abbiamo scoperto.
TRA NUOVI CAMPIONATI E VECCHIE LEGGENDE Partiamo dalle novità: fronte licenze, PES 2019 sopperisce alla mancanza della Champions League aggiungendo i campionati di Argentina, Belgio, Danimarca, Russia, Scozia e Svizzera, oltre ai diritti per la prossima
International Champions Cup. Per quanto si tratti indiscutibilmente di un grande allargamento sul numero di leghe disponibili nel nuovo capitolo, è altrettanto vero che a livello di appeal da parte degli utenti italiani questi campionati hanno ben poco da dire.
Ed è per questo che Konami punta ad attirare i giocatori del vecchio continente con una
rinnovata Master League, che ora offrirà un sistema di trasferimenti molto più efficace, e la modalità
myClub, che assumerà i tratti tipici della rivale Ultimate Team con un
sistema di pacchetti al cui interno ci saranno le figurine di atleti che potranno arricchire la nostra rosa, con prestazioni e statistiche basate sull'andamento dei giocatori reali nei rispettivi campionati. Tornano inoltre le leggende del passato, tra cui spiccano la star di copertina
David Beckham ma anche fuoriclasse come
Cafu,
Maldini,
Nedved e
Maradona.
TOCCO DI PRIMA Pad alla mano, l'impressione è di un gioco che non rivoluziona quanto di buono fatto col capitolo precedente ma ne affina il gameplay
introducendo una serie di accorgimenti, che contribuiscono ad accrescere il senso di realismo e il divertimento. Si parte dalle
nuove animazioni, tra movimenti corali della difesa, tocchi e movenze caratteristiche dei giocatori più rinomati, il tutto supportato da una tecnologia interessante come il
First Touch Impact, che promette di variare la reattività del calciatore in base alla posizione del corpo, all'impatto e alla distanza con la sfera. Le abilità dei fuoriclasse sembrano ancora più marcate, gli scontri tra attaccanti e difensori hanno ora un peso specifico sul gameplay, e il
nuovo sistema di dribbling tiene conto di molteplici fattori quale la posizione del corpo rispetto alla sfera e del proprio avversario.
Tutto questo, sommato anche a una nuova gestione dei tiri,
rende nel complesso il gameplay più appagante: il ritmo è buono, i movimenti dei difensori sono impreziositi da nuove animazioni di disturbo all'azione offensiva e il controllo di palla risulta ancora una volta molto positivo. Il compromesso tra realismo e divertimento è gestito ancora una volta in modo encomiabile da Konami, anche se nella build testata all'E3
non sono mancati problemi nell'intelligenza artificiale sia nella gestione dei portieri che più in generale in alcuni movimenti dei difensori, che
a volte sembrano ignorare il portatore di palla e procedere per conto proprio, noncuranti di ciò che avviene in campo.
LUCI E OMBRE A livello prettamente tecnico, la nuova versione del
FOX Engine è stato migliorato con l'introduzione di un nuovo sistema di illuminazione chiamato
Enlight, che
rende più netto il contrasto tra luci e ombre, con un impatto considerevole della luce proiettata sul corpo dei giocatori, i cui modelli poligonali sono certamente migliorati non solo nelle animazioni, quanto anche nei dettagli (perlomeno nei calciatori più famosi). Nel breve tempo a disposizione in quel di Los Angeles, non abbiamo potuto fare a meno di notare il
ritorno della neve (disponibile solo in situazioni particolari), che rende sensibilmente differente la reazione dei calciatori sul manto erboso, ma anche
una gestione della fisica più accurata e un
peso specifico dell'affaticamento dei giocatori, ora chiaramente visibile grazie ad animazioni che mostrano quando un calciatore è stanco e ha bisogno di essere sostituito.
Possibilità, quest'ultima, che potrà essere eseguita anche rapidamente, una mossa che la concorrenza offre ormai da tempo, e permette di rimpiazzare il giocatore affaticato con un compagno dalla panchina senza accedere al menu.
Insomma, di carne al fuoco sembra essercene tanta, sebbene si tratti perlopiù di finezze a livello di gameplay e non di sostanza per quanto concerne l'offerta di gioco. Senza il fascino della Champions, il nuovo PES rischia di non tenere il passo di una concorrenza che, tra l'ottima campagna Il Viaggio, Ultimate Team e la coppa dalle grandi orecchie, ora offre un pacchetto davvero completo e ricco di opzioni. Possibile che la casa giapponese abbia in serbo altre sorprese per sopperire a questa mancanza, ma per scoprirlo dovremo attendere il
30 agosto, quando PES 2019 sarà finalmente disponibile su PC, PS4 e Xbox One.
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