Per la prima volta uno chef italiano approda alla finale del Bocuse d’Or: Martino Ruggieri, pugliese originario di Martina Franca, ma cittadino del mondo. Ed è anche la prima volta che, quest’anno, l’Italia ha avuto l’onore di ospitare la selezione europea del prestigioso e rivoluzionario concorso gastronomico internazionale, che si tiene con cadenza biennale, ideato nel 1987 dal padre della Nouvelle Cuisine Paul Bocuse, per promuovere il valore e la professionalità dei cuochi. Si è da poco conclusa, infatti, l’ultima selezione prima della finale mondiale che si disputerà nel gennaio 2019, a Lione.
All’Oval Lingotto di Torino 20 chef provenienti da tutta Europa si sono sfidati per 5 ore e 35 minuti con impegno, concentrazione e fierezza, per un posto nella grande finale di Lione, ma a trionfare è stata la Scandinavia, con la Norvegia al primo posto, la Svezia al secondo e la Danimarca al terzo. A gennaio prossimo il trittico nordico si unirà a Finlandia, Islanda, Francia, Belgio, Ungheria, Regno Unito e Svizzera. E c’è anche l’Italia, che è riuscita a guadagnarsi un posto con il trentunenne Martino Ruggieri, che ha ricevuto un calore speciale e si è fatto conoscere e apprezzare insieme al suo team grazie alla creazione “Colazione nella campagna pugliese”, un dichiarato omaggio alla sua infanzia e ai piatti delle sue origini; largo quindi a polpo, conchiglie e lische, per un risultato davvero sorprendente. Il nostro Paese si è portato a casa anche il premio per il Miglior commis, vinto da Curtis Mulpas, aiuto cuoco di Ruggieri.
Ma chi è esattamente Ruggieri? Originario di Martina Franca, dal 2014 è chef adjoint del 3 stelle Michelin Ledoyen Pavillon, negli eleganti Champs-Elisées a Parigi, e vanta un percorso professionale costellato di tappe dal grande valore. Oggi è al fianco di Yannick Alléno, con il quale condivide una filosofia di cucina, fondata sul recupero di un’identità forte, rivisitata in chiave moderna e avanguardista. Non c’è futuro senza memoria. E il percorso in giacca bianca di Martino è proprio quello di ritrovare nella tradizione di una storia popolare, rappresentativa delle sue origini, gli spunti emozionali per dar vita a una cucina alla quale vengono applicate le più eleganti tecniche di preparazione, con lo scopo di rendere autentica la ricerca del sapore.
Martino si è formato nelle più autorevoli cucine internazionali rivestendo, tra gli altri, ruoli strategici e di alta responsabilità. Ha frequentato l’Istituto alberghiero di Castellana Grotte in Puglia e ha iniziato a cucinare seguendo le orme di suo fratello. Nel suo percorso sono arrivate subito le prime esperienze nell’alta ristorazione, in Italia e all’estero. Tra le più significative, in termini di responsabilità in brigata, sicuramente l’anno trascorso a L’atelier de Joel Robuchon, 2 stelle Michelin, arrivato dopo l’esperienza a fianco di Riccardo Camanini, in quella che all’epoca era Villa Fiordaliso, due anni trascorsi come chef de partie a La Pergola, 3 stelle Michelin a Roma, per diventare poi head chef di Cafè Les Paillottes, 1 stella Michelin a Pescara; e, dopo un’esperienza in Australia, a Sydney, il ritorno a Parigi nella cucina di Yannick Allèno, all’interno del Pavillon Ledoyen. A comporre gli ultimi tasselli importanti della sua carriera nel mondo della cucina, c’è la vittoria del 2017, ad Alba, della finale italiana delle “Olimpiadi dell’alta cucina”, il Bocuse d’Or (www.bocusedor.com), il successo di pochi giorni fa alle semifinali europee di Torino e la partecipazione, grazie alla "wild card", che premia la nazione ospitante, alla storica finale di Lione.
Di Indira Fassioni www.nerospinto.it