La Fondazione Ania avverte: gli italiani si curano in ritardo e pagano le spese
Dallo studio emerge una situazione critica in ambito sanitario. Le persone non si possono permettere le visite e non è diffusa una cultura della prevenzione
Una fotografia alla situazione sanitaria dell’Italia restituisce uno scenario critico. Secondo la Fondazione Ania, che affronta il tema della prevenzione in tutti gli ambiti del Welfare, sono 13 milioni gli italiani che si curano in ritardo o non lo fanno affatto. Non solo, un cittadino su due deve pagare le spese di tasca propria, nonostante il sistema sia pubblico. La Fondazione così ha organizzato 6.400 check up gratuiti, dove è emersa un’elevata percentuale di persone che soffrono di problemi di salute per i quali non possono permettersi visite mediche adeguate.
L'accesso alle cure Gli ultimi dati disponibili sono del 2016. In quell’anno, 13 milioni di italiani si sottoposero alle cure in ritardo o non riuscirono a farlo affatto. Un problema che esiste ancora oggi, quello dell’accesso ai presidi sanitari. Liste d’attesa di mesi o difficoltà a raggiungere l’ospedale portano gli italiani a trascurare la propria salute. Lo ha verificato la Fondazione Ania, sulla base di dati Istat, Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e Iss (Istituto superiore di sanità).
Il costo delle cure Dalla stessa ricerca, emerge che gli italiani spendono ogni anni 39,5 miliardi per la sanità. Di questi, solo il 13% è intermediato da forme sanitarie integrative, come quelle offerte dalle società di mutuo soccorso o dalle assicurazioni. Un italiano su due è, in sostanza, costretto a pagare di tasca propria, nonostante il sistema del nostro Paese sia pubblico.
I check up gratuiti La Fondazione Ania ha organizzato, dal 7 al 16 giugno, una serie di chek up gratuiti nell’ambito dello Street Health Tour 2018. Non è un’iniziativa nuova per la fondazione, che lo scorso anno è riuscita a offrire 6.400 controlli in 20 città italiane. Ha quindi a disposizione un’ampia casistica di pazienti. Per questa ragione i dati che ne emergono dovrebbero far pensare. Il 60% delle persone visitate aveva problemi alla tiroide e la maggior parte di loro non ne era nemmeno a conoscenza. Un terzo degli italiani soffre di problemi di vista o udito, che non può permettersi di curare. L’ 11% ha riportato disturbi legati al fumo, e il 74% ha manifestato tempi di reazione troppo lenti. Ma quello che preoccupa di più è il 10% di popolazione che presenta segnali di patologie neurodegenerative già in fase avanzata, assieme al 6% che soffre da tempo di una malattia neuropsicologica.
Scarsa prevenzione Non solo gli italiani hanno problemi di salute, ma la cultura della prevenzione non è diffusa a sufficienza. Il 35%, ad esempio, è in sovrappeso e, fra i bambini, si registrano picchi del 9. Sedentarietà, fumo e abuso di sostanze alcoliche sono poi fra i peggiori fattori di rischio nel nostro Paese. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta alle donne, per le quali aumentano le possibilità di soffrire di malattie cardiovascolari dopo la menopausa. E proprio queste patologie, assieme a quelle legate alle ossa, alla tiroide e al tumore al seno sono fra i maggiori rischi di morte per le italiane.
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