Insieme alla transizione verde e a quella digitale, c’è un altro tema, altrettanto importante, che occupa un posto di spicco all’interno dell’agenda Ue. Alludiamo alla politica fiscale e alla lotta contro l’evasione e le frodi, balzate negli ultimi anni agli onori delle cronache con gli ormai famigerati nomi di Panama Papers, Football Leaks e LuxLeaks. Ecco perché il Parlamento Ue ha messo in campo diverse proposte al fine di contrastare l’evasione e l’elusione fiscale, puntando a una politica fiscale equa.
Chi è responsabile della politica fiscale? – Quest’ultima è legata alla sovranità dei singoli Stati membri, ma la lotta all’evasione viene gestita e affrontata congiuntamente dagli Stati e dall’Unione.
Sottocommissione per le questioni fiscali - Raggiungere una politica fiscale equa: questo l’obiettivo del Parlamento Ue che nel settembre 2020 ha creato una sottocommissione per le questioni fiscali allo scopo di assistere la commissione per i problemi economici e monetari in tema di tasse. Ma non solo. La ‘mission’ è, al tempo stesso, quella di impedire frodi, evasioni ed elusioni, oltre naturalmente ad assicurare una politica fiscale ispirata a principi di massima trasparenza.
Commissioni speciali temporanee – Sono state istituite dal Parlamento Ue durante il mandato 2014-2019. Tra queste:
- una commissione speciale sui reati finanziari, l’evasione fiscale e l’elusione fiscale;
- una commissione d’inchiesta incaricata di esaminare le denunce di infrazione e di cattiva amministrazione nell’applicazione del diritto dell’Unione in relazione al riciclaggio di denaro, all’elusione fiscale e all’evasione fiscale.
Le proposte di legge – Negli ultimi anni quest’ultime si sono concentrate - grazie alla Direttiva relativa alla cooperazione amministrativa - sullo scambio di informazioni, al fine di fornire:
- uno scambio automatico e obbligatorio di informazioni nel settore fiscale, quando il contribuente è attivo in un Paese diverso rispetto a quello di residenza;
- uno scambio di dichiarazioni fiscali tra Stati membri per informare altri stati e la Commissione europea, relativamente magari a regimi di pianificazione fiscale offerti ad alcune aziende;
- una rendicontazione Paese per Paese, fornita da grandi multinazionali e condivisa tra gli Stati membri per impedire alle multinazionali attive in diversi stati di mettere in atto una pianificazione fiscale aggressiva e non alla portata delle imprese che operano su scala nazionale;
- informazioni sul riciclaggio di denaro.
Vi sono infine altre proposte che vertono sulla tassazione aziendale e l’elusione fiscale. Fra queste:
- una base imponibile consolidata comune per le società: lo scopo è quello di evitare la doppia tassazione o una pianificazione troppo aggressiva causata da differenti sistemi fiscali per le aziende che operano nel mercato interno;
- una tassazione per aziende fortemente attive nel digitale: l’obiettivo è quello di permettere agli Stati membri di tassare i profitti generati sul territorio, sebbene l’azienda non sia fisicamente presente in loco;
- un sistema comune per una tassa sui servizi digitali: si vuole dunque introdurre una tassa sui profitti provenienti ad esempio dalla trasmissione di dati ricavati dagli utenti sulle interfacce digitali.
Proposte di aggiornamento del quadro Iva - La sottocommissione per le questioni fiscali sta lavorando a una relazione su un progetto di legge per tassare i profitti delle aziende derivati dal digitale nei paesi in cui operano, anche se non hanno una sede fisica. La relazione rifletterà la visione del Parlamento Ue in vista dei negoziati a livello globale all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che dovrebbe concludersi a metà del 2021.
La Commissione Ue dovrebbe infine proporre una tassa digitale per riformare il sistema interno delle risorse proprie e incentivare la ripresa economica nella fase subito successiva alla pandemia.