Una tela, una rete fatta di finanziamenti alla politica, capace di poter influenzare le scelte dell'amministrazione capitolina e non solo. Così l'imprenditore Luca Parnasi avrebbe "messo al sicuro", stando a quanto emerge dalle carte dell'indagine sul nuovo stadio di Roma, i propri affari. Un legame cresciuto a tal punto, soprattutto attraverso la mediazione dell'ex presidente Acea Luca Lanzalone, da far progettare un secondo stadio: "Noi vorremmo fare la legge sugli stadi, così facciamo anche il Flaminio", avrebbe detto infatti Parnasi a Lanzalone, durante un colloquio intercettato.
Parnasi: "Il governo lo sto a fare io..." - Le intercettazioni agli atti mostrano lo strettissimo rapporto dell'imprenditore con la politica. Un rapporto testimoniato anche dalla cena "segreta" assieme a Lanzalone con l'attuale sottosegretario alla presidenza, il leghista Giancarlo Giorgetti, definita dagli inquirenti come una delle "evidenze acquisite che rivela come Parnasi dominus dell'associazione investigata, avvalendosi dei suoi sodali, sia in grado di permeare le istituzioni pubbliche". E tra vanteria e realtà, del suo "potere" Parnasi non faceva mistero, come rivelano le frasi dette al telefono al suo commercialista: "Il governo lo sto a fare io, eh. Non so se ti è chiara questa situazione".
I finanziamenti alla politica - La rete creata da Parnasi era capace di raggiungere tutti gli schieramenti e in larga misura trovava la sua ragione d'essere in una serie di finanziamenti che l'imprenditore aveva spalmato trasversalmente. Oltre ai già noti 250mila euro "devoluti" a un'associazione vicino alla Lega nel 2016, da una telefonata del gennaio 2018 con una sua collaboratrice gli inquirenti hanno potuto stilare una lista dei "beneficiari" dei fondi: "Scrivi: Ferro 5mila (Pd), Minnucci 5mila (Pd), Agostini 15mila (LeU), Mancini 5mila (Pd), Polverini 10mila (FI), Giro 5mila (FI)". Gli inquirenti stanno tuttora analizzando i finanziamenti: alcuni "sarebbero leciti, altri illeciti e altri ancora da verificare", hanno fatto sapere.
In una conversazione del 5 marzo, l'imprenditore parla invece con un suo collaboratore della procedura da seguire per formalizzare la restituzione di un contributo elettorale da parte di Daniele Piva, candidato degli M5s non eletto alla Camera dei deputati e anch'egli finito nel registro degli indagati. "Ti devo mandare il bonifico che abbiamo fatto a Piva - dice Parnasi -, era quello che è venuto...braccio destro di Di Maio, tanto per essere chiari, purtroppo è stato trombato...lui ha detto che ci rimborsa il finanziamento perché non li può spendere..".
Le intercettazioni: Luigi, Giancarlo e Matteo - E la vicinanza anche ai vertici della politica nazionale, sembrerebbe emergere dall'intercettazione di un dialogo intercorso tra il costruttore e Lanzalone. Quest'ultimo afferma: "Allora io vedo Luigi tutti i giorni, lo sento tre volte al giorno, l'ho visto due ore fa". E ancora: "Luigi è un po' come..come Salvini, cioè molto chiuso il cerchio, io..due tre persone, punto...con la gente non dire mai cose che non si devono dire". Parnasi replica: "Io questo gli ho detto a Giancarlo, comunque si sono fidati di me in tempi non sospetti". Più avanti nella intercettazione l'imprenditore chiosa: "Se hai bisogno sì, tieni conto che io parlo anche con Matteo".