Entro fine giugno, dopo tante lotte e polemiche, i ciclofattorini potrebbero essere equiparati dal punto di vista contrattuale ai lavoratori subordinati. Con l'arrivo del Decreto Dignità proposto dal neo ministro Luigi Di Maio al Consiglio dei Ministri, l'Italia potrebbe essere il primo Paese al mondo in cui i rider beneficerebbero oltre che di un salario minimo orario, anche di tutte le tutele previste per altri tipi di lavoratori, come malattia, permessi, straordinari, notturni, ferie e maternità.
Il pacchetto lavoro proposto dal vicepresidente sancirebbe, dunque, l'abolizione del cottimo per i fattorini in bici, ma anche altre importanti novità che andrebbero a modificare non poco il Jobs Act. L'abolizione dell'articolo 18 rimarrebbe un punto fermo, ma a questo si andrebbero ad aggiungere la liberalizzazione della contrattazione a termine sancita nel 2014 dal ministro Poletti e il ripristino della causale nei contratti a tempo determinato che dovrebbero essere rinnovati non più ogni 5 mesi, ma ogni 4.
Le nuove soluzioni per ora sembrano piacere alle associazioni sindacali. Si schierano con Di Maio, mostrando il loro appoggio agli interventi previsti, sia il segretario Cgil Tania Sacchetti, sia il segretario Cisl Luigi Sbarra. "C'è tanto lavoro povero che merita una tutela", dichiara la Sacchetti. Le fa eco Sbarra, anche se con qualche cautela: "E' necessario che si continui a incentivare le assunzioni stabili, perchè questo decreto non diventi anch'esso un intervento spot".
Le aziende del settore, invece, non hanno mostrato, comprensibilmente, lo stesso entusiasmo. La cosa, però, non ha fermato Di Maio che la prossima settimana incontrerà i ciclofattorini di Milano, Bologna e Roma.
La controporoposta di Foodora, impresa tedesca che opera oltre che in Italia in altri 9 Paesi del mondo, è un contratto che rientri nell'alveo delle "collaborazioni", l'unico a suo parere che potrebbe garantire ai suoi fattorini - che sono per il 38% studenti - la flessibilità necessaria.
Rimane fissa sulla sua posizione iniziale, invece, Deliveroo, che si è limitata a precisare che i rider sono lavoratori autonomi. Affermazione che ci si poteva facilmente aspettare dall'azienda britannica, se si pensa che solo nel 2017 ha inquadrato 2mila fattoriti con contratti di prestazione occasionale.