Una donna in coma da tre mesi e mezzo per una grave forma di encefalopatia ha dato alla luce una bambina a all'ospedale Carlo Poma di Mantova. La neonata, venuta alla luce giovedì dopo 8 mesi di gestazione, sta bene. Il parto è stato seguito da un'équipe di 30 persone tra medici, infermieri e tecnici guidata dal ginecologo Giampaolo Grisolia. Non è certo che la donna, in coma leggero, abbia consapevolezza di aver partorito.
In coma da tre mesi E’ iniziato con un improvviso arresto cardiocircolatorio, che poi è sfociato in un ictus. La donna, 33 anni, ha quindi riportato danni di natura neurologica e da allora è in uno stato di coma leggero. Respira da sola e in alcuni momenti è vigile, però non riesce a parlare. Quello che invece è riuscita a fare è stato portare a termine la gravidanza, iniziata cinque mesi prima del malore. La piccola è nata all’ospedale di Mantova, dove la madre era stata trasferita a fine maggio, per iniziare un percorso di riabilitazione.
Il parto Medici e infermieri avevano aiutato la donna a portare avanti la gravidanza, ma ormai non si poteva più prolungare. Erano in pericolo entrambe, madre e figlia. Così, dopo aver accertato che gli organi del feto fossero sviluppati a sufficienza, è stato programmato l’intervento. Il 15 giugno alle 11:30 una task force composta da specialisti di sette diversi reparti e coordinata dal ginecologo Giampaolo Grisolia ha fatto nascere la piccola. La madre aveva ricevuto l’epidurale e durante il parto ha aperto gli occhi un paio di volte, ma non ha mai parlato. Non si sa quindi se si sia resa conto di aver dato alla luce la figlia. Lo sanno invece il padre e la nonna, che hanno atteso fuori dalla sala operatoria per tutta la durata dell’intervento.
La neonata Nonostante siano stata costretta a farla nascere all’ottavo mese di gravidanza, la piccola sta bene. Peso e funzioni vitali sono del tutto normali, hanno assicurato i medici. Per precauzione, però, è stata trasferita al reparto di Patologia Neonatale dello stesso ospedale. Per quando riguarda la madre, invece, ancora non si sbilanciano. Finché non riuscirà a comunicare, infatti, non si potrà stabilire quali saranno le conseguenze della sua patologia.