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L'untore di Ancona alla compagna: "L'HIV non esiste, è una balla"

L'uomo sosteneva che in realtà fossero i farmaci a uccidere i malati di Aids. La compagna: "Mi ha defraudata della libertà di scelta"

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"Ero sieropositivo, ma poi ho rifatto gli esami e non è risultato più niente". Così Claudio Pinti, l'"untore" anconetano arrestato mercoledì, si giustificava con la compagna quando lei, dopo aver saputo da un amico che l'uomo era affetto dall'HIV, gli aveva chiesto spiegazioni. E lui le aveva anche spiegato che "L'HIV non esiste, è una balla: sono i farmaci che ti ammazzano".

Ora la donna, che dopo essersi sottoposta ad analisi e aver scoperto il contagio l'ha denunciato, dice di sentirsi "defraudata della libertà di scelta e ingannata sul suo stato di salute". La frequentazione con Pinti era cominciata a febbraio. Ad aprile la donna si era curata per una sindrome influenzale che non passava, ma poi un amico comune le aveva stato confidato che il suo compagno era sieropositivo e così lei si era sottoposta agli esami.

In una disperata serie di messaggi Whatsapp, lei aveva chiesto spiegazioni a Pinti, ottenendo parziali ammissioni alternate a dinieghi della malattia. Lui le aveva persino inviato un video-selfie in cui inscenava un autoesame con il kit per il prelievo ematico.

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