Yemen, Hodeidah: si riunisce il Consiglio di sicurezza dell'Onu
E' stato richiesto dalla Gran Bretagna, dopo che Amnesty International ha ammonito contro il rischio di una "catastrofe umanitaria" in un Paese ridotto alla fame da tre anni di guerra civile
In Yemen si teme una catastrofe umanitaria. Per questa ragione il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà il 14 giugno, su richiesta della Gran Bretagna. A preoccupare è soprattutto la situazione del porto di Hodeidah, dove le forze governative gli alleati arabi hanno lanciato un’offensiva contro i ribelli Houthi. L’attacco potrebbe interrompere gli arrivi di beni di prima necessità, fra cui il cibo. Si tratta di un Paese che è già stato ridotto alla fame dai tre anni di guerra civile e la situazione potrebbe precipitare, come sottolinea Amnesty International.
L'offensiva Il conflitto per il controllo del Paese è scoppiato nel 2015, quando gli Houti, fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, si sono scontrati con le forze che sostengono l’attuale governo guidato da Abd Rabbuh Mansur Hadi. L’Arabia Saudita, alla guida di una coalizione araba, bombarda il Paese a più riprese, allo scopo di cacciare i ribelli che hanno conquistato anche la capitale. L’attacco al porto di Hodeidah fa parte di questa strategia.
La crisi umanitaria La nuova offensiva rischia di peggiorare la grave crisi in corso. In Yemen si muore di fame e i beni di prima necessità in molte zone sono praticamente introvabili. Come spiega senza giri di parole Amnesty International: "In questi tre anni di conflitto, tutti coloro che vi stanno prendendo parte hanno violato i loro obblighi di diritto internazionale umanitario, portando regolarmente a termine attacchi illegali che hanno ucciso e ferito civili". Sul nuovo attacco è intervenuta Lynn Malouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente dell’organizzazione umanitaria: "L`impatto su centinaia di migliaia di yemeniti, non solo ad Hodeidah ma anche in altre parti del paese potrebbero essere devastanti".
Il porto infatti è di vitale importanza, perché l'80% della popolazione ormai dipende dalle importazioni per far fronte anche ai bisogni più basilari. "Interrompere questa cruciale catena di rifornimenti non farebbe altro che peggiorare quella che già oggi è la peggiore crisi umanitaria al mondo", ha ammonito Malouf. Inoltre si sta parlando di una zona dove abitano circa 600mila persone, che rischiano di venire colpite assieme agli obiettivi militari.
"Chiediamo a tutte le parti in conflitto di prendere tutte le precauzioni necessarie per proteggerle. È anche fondamentale che la coalizione a guida saudita e le forze huthi garantiscano che l`afflusso di aiuti e di generi di prima necessità non sia impedito. Ne va della sorte di milioni di persone che attualmente rischiano la fame", conclude Malouf.
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