AL CINEMA CON "THE HAPPY PRINCE"

Rupert Everett: "Hollywood è omofoba e i gay vengono trattati come cittadini di seconda classe"

L'attore confessa alla Press Association di aver perso "tre o quattro ruoli importanti" per via della sua omosessualità

© ufficio-stampa

"Ho perso tre o quattro ruoli importanti in grandi film... perché sono gay". Rupert Everett, 59 anni appena compiuti, accusa Hollywood e l'industria cinematografica di essere "aggressivamente eterosessuali", aggiungendo che gli artisti omosessuali vengono considerati "cittadini di seconda classe".

In un'intervista alla Press Association Everett ha dichiarato: "Ci sono un sacco di ruoli che non ho avuto per molte ragioni diverse, alcuni probabilmente perché non ero un attore abbastanza bravo, altri perché ho fatto una schifosa audizione.... Ma per tre o quattro grandi film, in cui avrei potuto lavorare e nei quali sia il regista sia gli altri attori mi avrebbero voluto, son stato bloccato e rifiutato solo per il fatto di essere gay". L'attore ha spiegato però che, se da una parte prova rancore per questo atteggiamento dall'altra pensa sia stato anche uno sprono: "Credo che mi abbia costretto a cercare sempre di essere più creativo, a cercare di inventarmi qualcosa...".

Tra gli obiettivi raggiunti il film "The Happy Prince", di cui Everett è sceneggiatore, regista e protagonista, accanto a Colin Firth e Emma Watson,  e nel quale interpreta il personaggio di Oscar Wilde. 
Un progetto, quello di portare sullo schermo gli ultimi giorni di vita del suo autore preferito, Wilde appunto, che l'attore accarezzava da tempo.

"Penso che la mia carriera di scrittore non sarebbe cominciata se fossi stato eterosessuale...". E aggiunge paragonandosi a Wilde: "La mia posizione in questo ambiente aggressivo ed eterosessuale mi ha fatto sentire molto vicino a Oscar Wilde". E riferendosi alle attuali vicende legate al movimento #MeToo conclude: "Hollywood è grande business, un club molto maschile, ed è stato necessario adattarsi a questo per trarne un vantaggio reale. Questo è ciò che hanno dovuto fare soprattutto le donne...".