Tre persone sarebbero state iscritte nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Pescara sulla vicenda dei circa 180 bambini, iscritti in numerose scuole della città, finiti in ospedale con sintomi gastroenterici provocati con tutta probabilità dal batterio Campylobacter. La società di refezione scolastica sostiene che l'infezione non sarebbe associata al cibo ma all'acqua.
Alcuni dipendenti delle società che gestiscono il servizio di refezione scolastica a Pescara, dopo la vicenda hanno raggiunto il laboratorio dell'ospedale per sottoporsi, su base volontaria, ad analisi e coprocoltura. Saranno i laboratori dell'Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia clinica ad occuparsi degli accertamenti sui campioni, mentre prosegue l'analisi dei campioni prelevati sui bambini finiti in ospedale.
La società di ristorazione si difende puntando il dito contro l'acqua. "Vista l'ordinanza del Comune di Pescara del 5 ottobre 2017, in cui, recentemente, si è vietato l'utilizzo dell'acqua destinata al consumo umano per le utenze in distribuzione" in due scuole di Pescara, "è ragionevole pensare che episodi epidemici dell'infezione rilevata non siano da associare ai cibi somministrati dalla Società". "Episodi epidemici di infezione da Campylobacter sono associati prevalentemente al consumo di acqua o latte contaminati - proseguono -, alimenti a rischio consumati crudi e, occasionalmente, a carne di pollo".