Covid, niente caffè al banco in zona gialla: la rivolta dei baristi
Le precedenti norme sui colori consentivano quel tipo di consumazione. Il nuovo decreto si profila quindi come una regressione
I baristi sul piede di guerra. A poche ore dalle tanto attese riaperture, piovono nuove critiche sul decreto che, in zona gialla, favorisce soltanto i locali che abbiano spazi all'aperto. Non solo la consumazione al tavolo è consentita soltanto all'aperto ma anche il caffè potrà essere consumato al bancone soltanto se "en plein air", alimentando la rabbia fra gli addetti al settore.
"E' inaccettabile che nel decreto Riaperture non sia prevista la consumazione al banco per le attività di ristorazione artigiana, così come per i bar - spiega al Giornale Andrea Rotondo, presidente di Confartigianato Roma -. C'è stata e resta una mancanza di chiarezza in materia, affidata solo a una precisazione di una circolare del Gabinetto del ministero dell'Interno, ma soprattutto l'ulteriore danno arrecato all'intero settore, che per il mese di maggio ammonterà solo su Roma a 13 milioni di euro".
"Sfugge il motivo per cui il ritorno in zona gialla non preveda il ritorno alle norme precedentemente previste per tale colorazione, con la possibilità di consumo al bancone e sul posto, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria alle quali le imprese si sono diligentemente adeguate e hanno investito da tempo", aggiunge.
I baristi, già penalizzati dall'impossibilità di paure in mancanza di uno spazio aperto, si sentono ancora di più messi in difficoltà da una regola che di fatto inibisce parte del loro lavoro. Anche perché il divieto di consumare al banco impedirà a chiunque non abbia un dehors di servire i propri clienti.
C'è infatti un aspetto in particolare che i baristi non accettano: le precedenti norme sulla zona gialla consentivano la consumazione al banco. Il nuovo decreto si profila quindi come una regressione.
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