Ha scritto per i più grandi artisti, da Cesare Cremonini a Jovanotti e Gianna Nannini, ma Davide Petrella prima che autore è cantante. Così dopo l'esperienza con la band Le Strisce, ecco il suo primo lavoro da solista: "Litigare". Un album che esce l'8 giugno e ha due vite, perché l'artista napoletano, classe 1985, ha mandato in tilt tutti quando ha deciso di sostituire le canzoni pronte con altre appena nate, che lo rappresentano di più: "Questi brani me li sento addosso", racconta a Tgcom24.
Davide, hai lavorato tantissimo sulla voce, come?
Mi diverte sempre mettere le cose in discussione. Osare nella musica è quello che ho sempre sognato di fare. Così ho fatto un lavoro molto delicato, fatto di canzoni complesse, è un disco ibrido, meticcio. Un disco contaminato da tante cose. Trap, indie, pop, cantautorato. Ci sono più melodie nella stessa canzone, delle metriche molto incastrate. E più che fare un lavoro preciso sulla voce è stata una conseguenza delle canzoni che stavano uscendo. Che avevano un linguaggio diverso...
Linguaggio molto diretto...
Volevo raccontare le cose vere, di relazioni e cose che potessero creare empatia con chi ascolta. E' stato un periodo molto incasinato della mia vita, per uno come me che scrive quasi tutti i giorni, ho beccato un filone di canzoni nel giusto periodo della mia vita che mi hanno molto emozionato, mi serviva per stare bene. Sono riuscito a metterlo nel momento giusto.
E' vero che le canzoni le hai cambiate in corsa?
C'era un disco chiuso, tutto pronto.. ma è arrivata prima la canzone 'Litigare', e piano piano sono arrivate le altre, così non me la sono più sentita di uscire con un disco che non mi rappresentava più. Queste canzoni me le sento più addosso. I tempi della discografia sono lunghi. E io ero già cambiato. Faccio una vita molto frenetica e anche la mia testa lo è. Mi sposto velocemente, è la prima volta nella mia vita che racconto cose successe di recente, che mi rappresentano al massimo. E' stata una bella follia. Un delirio.
Passi dal'altra parte della barricata, hai paura?
No. Prima di fare l'autore facevo il cantante, con la mia band ho girato tutta l'Italia. Ho suonato davanti a 7, 100, mille persone. Mi piace andare in giro a cantare le mie canzoni. Strada facendo è arrivata la carriera d'autore, che ha richiesto molto tempo, ora che sono riuscito a ritagliarmi un po' di spazio.
Non scriverai più per altri?
Io sono ossessionato dalle canzoni, e mi piace scrivere per gli altri. Mi piace contaminare quello che faccio insieme ad altri artisti. Non smetterò di scrivere per loro.
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Come ti hanno stimolato gli artisti con cui hai lavorato?
Non ci son consigli o aiutini, mi hanno influenzato come solista perché sono una spugna, mi piace prendere da tutti. E sono fortunato perché sono tutti artisti che hanno una storia e una carriera.
In una canzone dici che non vuoi raccontare i 'cazzi tuoi su Instagram', che rapporto hai con i social?
Il privato lo tengo nascosto, fosse per me non li userei. Non mi piace condividere foto, preferisco farlo su WhatsApp con i miei amici. Mi racconto con le canzoni, non resterà la foto con la didascalia, restano le canzoni.
L'amore è il filo conduttore dell'album....
E' difficile raccontarlo. E' il disco in cui ho scritto più canzoni d'amore in assoluto. Mi piace scrivere d'amore e parlarne, e trovare quella parola o quella melodia diversa è divertente. Faccio un lavoro che mi porta sempre fuori, così scrivere di distanze, volersi bene, mi ha aiutato.