"Dai mercati monito agli italiani", bufera sul commissario Ue Oettinger che poi si scusa
Le sue parole sono arrivate come un fulmine in un momento di grande tensione. In serata il passo indietro
"Non volevo mancare di rispetto e mi scuso". Si conclude così una giornata lunghissima per il commissario europeo al Bilancio Gunther Oettinger, finito nella bufera per le dichiarazioni sulla crisi politica italiana, rilasciate durante un'intervista a Deutsche Welle. Le sue parole ("I mercati spingeranno gli italiani a non votare per i populisti") avevano suscitato un polverone con M5s e Lega che ne hanno chiesto la testa.
"I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto": le parole di Oettinger erano arrivate come un fulmine in una giornata già tesissima in Italia, rilanciate su Twitter da un giornalista della Deutsche Welle che anticipava un'intervista più ampia. M5s e Lega avevano chiesto subito le dimissioni del commissario mentre il resto della politica e le stesse istituzioni europee si dissociavano. A poco sono servite le rettifiche della testata tedesca e dello stesso giornalista, che si sono scusati per una sintesi frettolosa ed "errata" delle parole di Ottinger. Solo in serata sono arrivate le precisazioni dello stesso commissario: "Non volevo mancare di rispetto, mi scuso".
Perché al di là dei distinguo semantici e del tentativo di riportare il caso sui binari giusti, il concetto resta: "La mia preoccupazione e la mia attesa è che lo sviluppo dei mercati in Italia, dei bond e dell'economia diventi così radicale da essere un segnale agli elettori a non votare per i populisti di destra e di sinistra". Questa è la frase incriminata effettivamente pronunciata.
E subito cavalcata da Lega e M5S, che ancora non hanno digerito la bocciatura del loro governo, e che hanno puntato il dito contro il nuovo diktat dell'Ue: le parole del commissario, guarda caso tedesco, sono "la prova delle evidenti manipolazioni", ha tuonato la capodelegazione dei pentastellati all'Eurocamera Laura Agea. Mentre, negli stessi minuti, Matteo Salvini chiedeva "le dimissioni immediate" di Oettinger: le sue frasi, il tweet del leader del Carroccio, sono "una minaccia di cui non ho paura".
Entrambi gli schieramenti (anche il Pd, per voce della capodelegazione a Strasburgo Patrizia Toia, ha invocato le dimissioni di Oettinger) chiamavano in causa il presidente della Commissione, chiedendogli di "prendere le distanze". E trovando soddisfazione. Jean-Claude Juncker prima ha affidato al portavoce il compito di bollare come "sconsiderato" il commento del suo commissario. Poi ha parlato in prima persona: "L'Italia merita rispetto" e l'Ue "è pronta a cooperare responsabilmente, nel rispetto reciproco", ha sottolineato in una nota, precisando che "le sorti del Paese non possono dipendere da eventuali ingiunzioni dei mercati finanziari".
Nelle stesse concitatissime ore interveniva anche il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, con un "appello a tutte le istituzioni europee: per favore rispettate gli elettori. Siamo qui per servirli, non per dar loro lezioni". Sulla stessa linea anche il presidente del Pe, Antonio Tajani: "Non sono i mercati a decidere il destino della Repubblica, ma i cittadini con il loro libero voto e le istituzioni: chiedo a tutti di rispettare la volontà degli italiani". "Saranno gli italiani a decidere il loro destino", gli ha fatto eco il responsabile economico Ue, Pierre Moscovici.
Oettinger tra l'altro non è nuovo a uscite del genere: solo qualche giorno fa si era spinto a definire nient'affatto improbabile una 'Italexit', osservando che in un'eventuale nuova euro-crisi il Paese non potrebbe essere salvato. Benzina sul fuoco in questo momento, come ha avvertito anche la
Frankfurter Allgemeine Zeitung, esortando a non inviare continuamente moniti all'Italia. Insomma, una nuova giornata difficile tra Roma e Bruxelles. Ma anche per Bernd Thomas Riegert, il giornalista della
Dw: "Nel mio primo tweet ho sbagliato la citazione. Per questo l'ho cancellato. Intendevo dare una sintesi veloce dell'intervista. Mi scuso per la confusione e per l'errore".
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