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Simulare una strage all'interno di una scuola con Active Shooter: quando il videogioco supera il limite

In arrivo su Steam un gioco che permette di scegliere se essere poliziotto o serial killer: al via le petizioni per bandire lo sparatutto

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L'annuncio dell'imminente pubblicazione su Steam di un nuovo videogioco dal titolo Active Shooter ha scatenato nelle scorse ore un vero e proprio putiferio: si tratta di uno sparatutto in prima persona ambientato tra le mura di una scuola, in cui il giocatore potrà vestire i panni di un agente delle forze SWAT impegnato a braccare un serial killer... oppure svolgere il ruolo del carnefice, tramutandosi lui stesso in un assassino e uccidendo senza alcuna pietà gli studenti presenti nell'edificio, con tanto di contatore delle vittime in bella vista sulla sinistra, suddiviso in civili e poliziotti.

Oltre al cattivo gusto da parte del team di sviluppo Revived Games, il gioco pecca anche di pessimo tempismo: solo pochi giorni fa, uno studente ha sterminato dieci persone in una scuola superiore di Santa Fe, in Texas, in seguito a un'altra tragedia analoga consumatasi in Florida qualche mese fa, in cui sono stati diciassette gli studenti e insegnanti vittime della follia omicida di un uomo armato che ha fatto irruzione all'interno della Stoneman Douglas High School di Parkland.

Il gioco ricalca proprio gli avvenimenti dello scorso febbraio, andando addirittura a "omaggiare" un altro episodio di cronaca nera in una scena presente nel trailer d'annuncio ufficiale: con il personaggio che lancia una granata all'interno di un auditorium, il gioco fa infatti riferimento alla sparatoria del 1999 alla Columbine High School, durante la quale  Eric Harris e  Dylan Klebold uccisero ben quindici studenti.

Pronta la risposta dei politici americani, con il senatore  Bill Nelson che su Twitter ha commentato la vicenda definendo "inaccettabile" la condotta degli sviluppatori.

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Per quanto il gioco in sé non obblighi l'utente finale a tramutarsi in serial killer e uccidere i civili, l'assenza di un contesto narrativo - come fu, ad esempio, all'epoca di  Red Orchestra: Heroes of Stalingrad, che ai fini della trama permetteva di giocare nei panni dei nazisti, o di  Call of Duty: Modern Warfare 2, che sempre per via della sceneggiatura permetteva di far fuori degli specialisti delle forze militari statunitensi - fa sì che la "possibilità di scegliere" se stare dalla parte dei buoni o meno sia un semplice appiglio da parte degli sviluppatori, che parlano di Active Shooter come di una "esperienza simulativa".

Gli stessi autori, infatti, hanno diramato un comunicato stampa ufficiale per rispondere alle numerose critiche e petizioni apparse in rete, che suggerivano a  Valve (creatrice e responsabile di Steam) di non pubblicare il gioco sulla propria piattaforma digitale. "Vi chiediamo cortesemente di non prendere il gioco seriamente", si legge nel comunicato. "Si tratta di una simulazione e niente più. Se avete la sensazione di ferire qualcuno o le persone che vi stanno attorno, vi invitiamo a contattare il vostro psichiatra o chiamare la polizia. Grazie mille".

All'arroganza degli sviluppatori ha risposto una petizione, che ha raccolto più di 18mila firme (tra cui spiccano i genitori delle vittime rimaste coinvolte nell'attentato alla Stoneman Douglas High School di Parkman), numeri che hanno spinto il produttore Acid a valutare la possibilità di modificare il funzionamento del gioco ed evitare che questo possa essere bandito da Steam prima ancora del suo debutto ufficiale. "Dopo aver ricevuto così tante critiche e odio, stiamo valutando di rimuovere la componente che permette di vestire i panni dell'omicida, lasciando ai giocatori esclusivamente la possibilità di controllare gli agenti della SWAT", ha commentato Acid.

La pubblicazione di Active Shooter era originariamente prevista per il 6 giugno, ma è possibile che lo sparatutto subisca qualche ritardo per permettere agli sviluppatori di rimuovere le parti incriminate. Sempre che Valve non decida, appunto, di impedire totalmente l'uscita del gioco sulla propria piattaforma.

 

 

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