Salta il governo M5s-Lega: cosa è successo e cosa succederà ora
Tutti gli scenari possibili dopo la rinuncia del premier incaricato Conte
Domenica 27 maggio 2018, ora 20.01. Il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, annuncia che il premier incaricato Giuseppe Conte ha rimesso l'incarico al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Salta così definitivamente il tentativo di formare un governo M5s-Lega. Si apre una crisi istituzionale senza precedenti, con i grillini che mettono sotto accusa il Capo dello Stato ed evocano l'impeachment, mentre Salvini chiede di andare subito alle urne. Ma cosa succederà davvero ora e quali sono gli scenari possibili?
Il governo "neutrale" - L'ipotesi più concreta è quella di un governo "neutrale". Oggi Mattarella riceverà Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio conti pubblici dell'Università Cattolica, probabilmente per affidargli l'incarico di formare un "esecutivo del presidente". Il piano del Quirinale potrebbe però scontrarsi con il "no" alla fiducia in Parlamento già annunciato da molte forze politiche.
L'alternativa urne - L'alternativa, evocata dalla Lega dopo la rinuncia di Conte, è quella di andare subito al voto. "Vogliamo domani una data per le elezioni, altrimenti veramente andiamo a Roma", ha tuonato Salvini domenica in tarda serata. Il nodo qui sarebbe proprio quello della data. La legge prevede che passino da 45 a 70 giorni dallo scioglimento delle Camere, ma il lasso di tempo sale da 60 a 90 giorni con la normativa sul voto all'estero.
L'ipotesi voto dopo l'estate - Sciogliendo le Camere nei prossimi giorni e calcolando un minimo di due mesi, si andrebbe ad agosto. Difficile ipotizzare di chiamare davvero gli italiani alle urne, per la prima volta nella storia, nel pieno dell'estate. Si slitterebbe così almeno a settembre, forse addirittura all'inizio di ottobre.
La richiesta di "impeachment" - A tutto ciò si affianca la durissima messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica per alto tradimento: a evocare l'impeachment sono stati M5s e Fratelli d'Italia. La Costituzione nell'articolo 90 indica che il Capo dello Stato, fatta salva l'assenza di responsabilità di atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, può essere giudicato solo per i reati di alto tradimento e attentato alla Carta, ed è questo il caso al quale si appellano quanti oggi si scagliano contro il Quirinale: Mattarella avrebbe, con le decisioni prese, compiuto una grave violazione delle norme costituzionali.
La procedura "all'italiana" - L'ammissibilità della messa in stato d'accusa del Capo dello Stato, in Italia è una prerogativa esclusiva del Parlamento, a maggioranza assoluta. La questione passerebbe poi alla Corte costituzionale, ma con una composizione diversa da quella consueta: 15 giudici togati e 16 cittadini "aventi i requisiti per essere eletti al Senato". A loro spetterebbe la scelta di assolvere o condannare il Capo dello Stato.
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