Santii, ecco "S01" primo disco del nuovo progetto degli ex M+A
Il duo italiano compie una svolta sonora e cambia ragione sociale declinando ogni produzione come stagione di una serie. Si sono raccontati a Tgcom24
Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli, dopo il successo con la band M+A (autori di due dischi, hanno suonato al Glastonbury, sono stati citati dal Guardian), hanno fatto perdere le loro tracce ai fan. Ora ritornano senza preavviso con un nuovo progetto, Santii, e un cambio di rotta musicale, verso territori in cui si intrecciano R&B, hip-hop e club culture europea. Il 25 maggio esce "S01", primo capitolo del loro progetto seriale. Tgcom24 li ha intervistati.
Perchè è finito il progetto M+A con cui avete raccolto un buon successo e vi ha fatto conoscere anche all'estero?
Io e Ale collaboriamo da moltissimo tempo e la fine del progetto precedente è stato un processo naturale. Mentre scrivevamo nuova musica i suoni, gli elementi, le collaborazioni avevano fatto cambiare natura a quello che stavamo facendo e abbiamo capito che era tutta un'altra cosa.
Questo cambio di sonorità da dove viene?
Sicuramente perché ascoltiamo la musica del nostro tempo storico e volevamo scegliere altre sonorità. Abbiamo molte sfaccettature e questo progetto è stata una piega naturale.
Cambia la musica, il progetto e anche il nome. Perché Santii?
Durante l nascita del progetto, è stata molto più importante la questione della sostanza rispetto al nome, che è poi arrivato alla fine. Ci piaceva il suono della parola e gli abbiamo aggiunto una "i" come elemento grafico visivo. Non è un nome italiano ma si rifà a Santiago.
Il titolo dell'album, "S01", rivela un interesse alla serialità, perchè avete scelto questa idea di base?
E' stato un cambio del processo artistico. Questa cosa delle stagioni non è legata a quelle televisive. Ci interessava mantenere una narrativa di serialità e non vorremmo far percepire questo progetto, come qualcosa che butti solo fuori album o ep. Si tratta invece di un flusso continuo, da qui all'infinito, in cui possono cambiare le dinamiche, subentrare nuovi personaggi e idee. Tradotto in termini di mercato, implicherà uscire con stagioni che non sono nè album nè mixtape. Ogni stagione avrà certi stili o certi punti in comune con quella che verrà dopo. Cose più diverse possibili così da poter fare cose diverse senza avere dei paletti.
Per il disco avete radunato numerosi featuring da svariati mondi (dall’elettronica inglese di Uli K al rap americano di Mick Jenkins, si passa alla Russia con Thomas Mraz fino all’urban di Rejjie Snow e Supah Mario). Come sono nate queste collaborazioni e come le avete scelte?
Sono tutti artisti che noi ascoltavamo tantissimo. Il nostro obiettivo era dare una direzione: non volevamo fare collaborazioni con super big ma scegliere certe parentesi musicali di certi luoghi. Mandavamo mail informali parlando direttamente con gli artisti. E' tutto nato in maniera spontanea.
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