"Anche nella Chiesa, quando non si vive la logica della comunione ma delle corporazioni, può avvenire che si intraprendano vere e proprie strategie di guerra contro qualcuno per il potere, che a volte si esprime in termini economici, a volte in termini di ruoli. Comunque sia si tratta sempre di screditare le persone". Sono queste le parole di Papa Francesco, intervistato da L'Eco di Bergamo in occasione dell'arrivo in città delle spoglie di Papa Giovanni XXIII. Nel lungo colloquio Francesco ha parlato dell'attuale situazione internazionale, del lavoro, del futuro della religioni e del Cristianesimo in particolare.
"Se svendiamo lavoro, svendiamo dignità" - "Una vera cultura del lavoro non vuole dire solo saper produrre, ma relazionarci ai modelli di consumo sostenibile. Svendiamo il lavoro per il consumo? L'ho già detto: in questo modo, con il lavoro, svenderemo anche tutte queste sue parole sorelle: dignità, rispetto, onore e libertà". Il pontefice ha anche parlato del lavoro dei giovani. "L'ho detto chiaramente: la disoccupazione giovanile è un peccato sociale e la società è responsabile di questo. La Chiesa sta facendo quello che può".
Terrorismo e islamismo - "Sarò anche sulla bocca di tanti, ma quell'equazione ytra terrorismo e islamismo e una menzogna e una sciocchezza". Il ruolo delle religioni? "E' quello della promozione della cultura dell'incontro, insieme alla promozione di una vera educazione a comportamenti di responsabilità nel prenderci cura del creato".
Migranti, "situazione complessa, ma i muri alzano la paura" - "La vera accoglienza non può che essere totalmente disinteressata, quella che costa sacrifici. La situazione internazionale è complessa, si sa, ma in ogni caso sono convinto che i muri si alzano per paura, per non vedere la sofferenza del fratello che può disturbare, si alzano per proteggere quello che invece andrebbe condiviso". Papa Francesco ha parlato anche della situazione dei migranti. "Alzare un muro", ha sottolineato, "è chiudere il proprio cuore, sigillarlo come una tomba. Non è una questione di generosità e neppure di solidarietà. Qui c'è tanto lavoro da fare, occorre creare una nuova cultura, una nuova mentalità, educare le nuove generazioni a pensare, e pensarsi, come un'unica famiglia umana, una comunità senza confini".
"Un uomo che cercava ciò che unisce" - Giovanni XXIII nelle parole di Papa Francesco è descritto come "un uomo, un santo che non conosceva la parola nemico, al quale non piacevano parole come "crociate" o "proselitismo" che invece cercava sempre ciò che unisce, che aveva fiducia in Dio e nell'uomo a sua immagine". Così il pontefice lo ha descritto in un'intervista pubblicata oggi dall'Eco di Bergamo. Era "consapevole", ha osservato Bergoglio, "che la Chiesa è chiamata a servire l'uomo in quanto tale, e non solo i cattolici, a difendere anzitutto e dovunque i diritti della persona umana e non solamente quelli della Chiesa cattolica, consapevole che il Papa deve costruire ponti". Il Pontefice ha anche augurato alla popolazione che l’arrivo dell’urna non sia soltanto l’occasione per guardare i resti mortali di Papa Roncalli, ma soprattutto un’occasione di profonda riflessione interiore per riscoprire tutta la forza e il significato del messaggio giovanneo.