Hai trovato finalmente il vestito perfetto per la festa con la tua migliore amica, oppure la camicetta ideale per la riunione con il nuovo capo: i tuoi acquisti, con ancora le pieghe della stiratura del negozio, sono un richiamo irresistibile e non stai nella pelle all’idea di indossarli. Fai un bel respiro e, prima di ogni altra cosa, regala loro un lavaggio accurato. Non importa se hai poco tempo e nessuna voglia di farlo: ci sono tante ottime ragioni per non rinunciare a questa operazione, se hai a cuore la tua salute. Gli abiti che hai appena acquistato sono stati infatti per giorni alla polvere sugli scaffali del negozio, sono stati maneggiati e provati da altre persone, e prima ancora sono stati imballati e trasportati in condizioni di igiene poco controllabili. Sei certa di voler portare tutto questo a contatto con la pelle?
Rimboccati dunque le maniche e passa alla lavatrice, o almeno ad acqua e sapone, dove le etichette cucite all’interno del capo riportano la dicitura del lavaggio ad acqua, altrimenti rivolgiti alla tintoria senza ombra di rimpianto. Le stesse precauzioni valgono anche, e soprattutto, con i vestiti per i bambini.
BATTERI A GOGÒ – Secondo studi effettuati negli Stati Uniti analizzando alcuni capi d’abbigliamento venduti presso tre famose catene commerciali, è risultato che tutti gli indumenti presi in esame contenevano una contaminazione batterica superiore alla media degli oggetti di uso quotidiano. Sono state rilevati microrganismo dannosi di ogni genere, tra cui batteri provenienti da secrezioni respiratorie e cutanee, e perfino residui fecali, scovati con sommo disgusto nelle cuciture in coincidenza con le ascelle e con le parti intime. Liberare il tuo nuovo abito da tutto questo è indispensabile.
I CAPI PIÙ PERICOLOSI - Sono ovviamente quelli che stanno a più stretto contatto con la pelle, come l’intimo o i costumi da bagno. In questo caso è opportuno proteggersi anche quando li proviamo in negozio, conservando la nostra biancheria personale sotto il capo in prova. E appena arrivati a casa, è di prammatica un bel tuffo in acqua e sapone, magari con l’aggiunta di un prodotto igienizzante o di aceto bianco, che disinfetta e profuma il bucato. Naturalmente serve la massima cura anche per la biancheria per la casa, come asciugamani e lenzuola, anche se vengono presentati alla vendita chiusi in confezioni di plastica.
PRECAUZIONI IN PROVA - La stessa precauzione andrebbe messa in atto ogni volta che si entra in un camerino: meglio conservare sulla pelle un collant per provare i jeans e una maglietta sottile per la parte sopra. Non sono esenti da rischi neppure le scarpe: anche queste possono essere contaminate da funghi o altre “bestiole” lasciate dal piede che ci ha preceduti nella prova. Testiamole con il classico calzino, naturalmente portato da casa e non preso in prestito in negozio.
CHE COSA SI RISCHIA – Oltre alla possibile contaminazione da batteri dovuti al passaggio di mano in mano, sul vestiario nuovo possiamo trovare polvere, acari, sostanze inquinanti con cui il capo è entrato in contatto durante le fasi di lavorazione, il trasporto e l’esposizione sugli scaffali e nelle vetrine in negozio, che possono scatenare reazioni allergiche e dermatiti. Se poi l’acquisto è avvenuto in un mercatino o dai cestoni dei capi in saldo di un outlet si aggiungono anche i potenziali inquinanti della strada e dell’ambiente circostante. In questi casi, se il tessuto lo permette, è opportuno un lavaggio a temperatura un po’ più alta, sempre con l’aggiunta di un additivo igienizzante, o un lavaggio a secco in tintoria.
LA STRADA FINO AGLI SCAFFALI – Non tutti lo sanno, ma il vestiario, durante l’imballaggio viene cosparso di sostanze conservanti, la più pericolosa delle quali è la formaldeide, utilizzata per evitare che i tessuti ammuffiscano, ma nociva per la salute. A volte vi si trovano tracce di metalli pesanti, sostanze chimiche di ogni genere, coloranti e altri potenziali fattori allergenici. Se poi, dopo il primo lavaggio, l’acqua di risciacquo appare “grigia” o con tracce di colorante, non facciamoci scrupolo di far fare al capo un secondo tuffo.