"Il Messico è senz’altro la terra promessa dell’arte astratta", aveva scritto Josef Albers all’amico Vasily Kandinsky, con cui insegnò al Bauhaus. Negli spazi espositivi della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dal 19 maggio al 3 settembre arriva la mostra "Josef Albers in Messico", proprio per "mettere in evidenza proprio questi legami tra le forme visive astratte dei dipinti di Albers e le architetture precolombiane", come ha spiegato la curatrice del Solomon R. Guggenheim Museum, Lauren Hinkson.
Josef Albers (Bottrop, Germania, 1888 - New Haven, Connecticut, 1976) è stato un artista, poeta, teorico, professore di arte e design prima al Bauhaus a Dessau, poi a Berlino, e successivamente, una volta trasferitosi negli Stati Uniti nel 1933, al Black Mountain College e all’Università di Yale. Il suo primo viaggio in Messico risale al 1935, venendo così a contatto con le forme architettoniche dei siti archeologici della Mesoamerica. Durante le sue visite, l’artista realizzò centinaia di scatti in bianco e nero raffiguranti piramidi, templi, santuari e raggruppando insieme immagini multiple, stampate in diverse dimensioni su fogli di cartone.
La mostra a Venezia raccoglie alcune di queste fotografie e foto-collage (molte delle quali presentate pe rla prima volta) insieme a un nucleo di dipinti provenienti dal Museo Solomon R. Guggenheim di New York e dalla Fondazione Anni e Josef Albers, tele iconiche appartenenti alle serie "Variante/Adobe" (1947-1952) e "Omaggio al quadrato" (1950-1976). L'esposizione rivela lo stretto rapporto tra l’arte di Albers e le forme geometriche dei monumenti precolombiani che l’artista studiò nel corso dei suoi numerosi viaggi, offrendo così una nuova lettura dei suoi più celebri lavori astratti e sottolineando anche l’importanza del tema della serialità che ritorna in tutta la sua produzione.
Josef Albers in Messico
Collezione Peggy Guggenheim - Venezia
Dal 19 maggio al 3 settembre
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