Negli ultimi anni palazzo Fortuny è diventata la sede delle più affascinanti mostre d’arte di Venezia. Lo deve alla sua scenografia unica che contiene la collezione di quello che è considerato il massimo designer di fine ‘800 inizio ‘900, Mariano Fortuny, inventore tra l’altro dei famosi tessuti stampati con un procedimento segreto che sono ancora oggi prodotti nella fabbrica della Giudecca. E poi alla collaborazione che vi ha prestato quello che molti, incluso chi scrive, considerano l’uomo di maggior gusto del nostro tempo, il gallerista belga Axel Vervoordt con mostre come Proportio, In-finitum e Intuition in occasione delle ultime Biennali.
Vervoordt ha terminato la collaborazione con i musei veneziani ma la sua impronta è rimasta grazie a Daniela Ferretti, la direttrice di Fortuny che lo aveva affiancato negli allestimenti. E’ lei a curare l’esposizione dedicata a Zoran Music, l’artista che insieme a Vedova ha segnato l’arte del ‘900 in laguna. Anche se vivevano nella stessa città più diversi i due non potevano essere e questa diversità si riflette anche negli spazi a loro dedicati. Tanto selvaggio e rude e l’ex magazzino che ospita la Fondazione Vedova, tanto raffinato e sognante è palazzo Fortuny a cui la moglie di Music, Ida Barbarigo recentemente scomparsa, ha deciso di lasciare la collezione di famiglia da cui sono tratte molte delle opere esposte.
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La mostra, aperta fino al 23 Luglio esplora un momento determinante del percorso di Music; siamo alla fine degli anni ’40 e l’artista dopo il campo di concentramento di Dachau è tornato a Venezia. E’ ancora legato alle suggestioni di maestri come De Pisis e Campielli ma lo stile e i colori sono già i suoi. In quegli anni viene ospitato dal direttore del Conservatorio nelle soffitte di Palazzo Pisani che affresca coi cavallini e la terra dalmata che diventeranno la sua cifra. E’ li che conosce le sorelle Dornacher che lo invitano a decorare la cantina della loro villa di Zurigo dove passano il tempo i giovani di casa. Ed è questa stanza che dopo lo “stacco” dalla cantina e il restauro, a cura del fratello di Ida, Paolo Cadorin viene per la prima volta mostrata al pubblico.
Peccato che la dimensione della stanza non consenta, in assenza di personale, di entrare dentro; quel poco che si vede vale comunque il biglietto. Biglietto che peraltro consente di ammirare anche la mostra dedicata alla collezione Merlini. Si tratta di oltre 100 opere del ‘900 Italiano scelte tra le 400 che il commercialista di Busto Arsizio Nicola Merlini è riuscito a mettere insieme senza farlo sapere a nessuno. Parti della collezione erano già state presentate proprio a Venezia ma questa presentazione ha il pregio di suddividere e organizzare le opere attraverso un percorso che le mette in relazione con le principali scuole del nostro ‘900.