Morta nel 2011 per overdose

Parla il padre di Martha Barberini: "chi ha ucciso mia figlia è già libero"

Si sfoga ai microfoni di Newsmediaset. Igor De Petris, il colpevole, è uscito dopo 4 anni e mezzo di carcere. Il padre della vittima vuole riaprire il processo

"Vorrei incontrarlo personalmente, per farmi raccontare cos'ha fatto a mia figlia quella sera". Si sfoga così ai microfoni di Newsmediaset il padre di Martha Barberini, la 20enne morta nel 2011 per un'overdose di eroina. Chi le ha iniettato l'ultima siringa era il suo ex fidanzato, Igor De Petris. Il giudice lo aveva ritenuto colpevole, ma grazie a una riduzione della pena oggi è libero, dopo soli quattro anni e mezzo di carcere. Il padre vuole riaprire il processo.

La rabbia del padre "Ha ucciso una ragazza, ma 4 anni e mezzo di carcere è già libero", commenta il padre della vittima, che oggi avrebbe 27 anni. De Petris è stato condannato con l'accusa di morte in conseguenza di un altro reato. In appello però la pena era stata ridotta da sette a quattro anni e mezzo. Così, oggi è libero. Mentre Barberini non si dà pace: "Spero che si possa riaprire il processo. Che quest'uomo venga arrestato nuovamente e condannato ai 20 o 30 anni, quello che merita una persona che compie un gesto del genere. E spero non esca più dal carcere", ha dichiarato.

Cos'era successo Era il 14 agosto del 2011 e Martha, una 20enne di Milano, era andata a Roma con il fidanzato, Igor De Petris, per partecipare a un rave. Prima di arrivare sul posto, il ragazzo le aveva iniettato una dose di eroina nel braccio. E' stato questo a provocarle la morte per overdose, poche ore dopo all'ospedale Pertini, dov'era stata portata dopo essere collassata. Il padre, quel giorno, se lo ricorda bene. Era il suo compleanno e in famiglia aspettavano solo la figlia per pranzare tutti assieme. Poi una telefonata: "Ho pensato 'sarà lei che mi avvisa che sta facendo ritardo', invece era il maresciallo dei carabinieri che mi diceva di andare in caserma". Poi la comunicazione: Martha era morta e si trovava a Roma, nell'obitorio dell'ospedale.