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Strage di migranti in Libia, Sos Méditerranée: soli nel soccorso, nessun coordinamento

Il racconto dell'ultima tragedia in mare arriva da Alessandro Porro, a bordo di Ocean Viking, la nave che ha tentato di salvare i naufraghi dei gommoni affondati a est di Tripoli

A cercare di soccorrere i naufraghi del tragico naufragio di venerdì al largo della Libia "eravamo soli". A dirlo è Alessandro Porro, direttore di Sos Méditerranée, che in un'intervista al Corriere della Sera rimarca il fatto che, nonostante l'allerta di Alarm Phone, nessuno abbia coordinato i soccorsi. Solo quando è partito il Mayday "tre navi commerciali hanno cambiato rotta e si sono unite al salvataggio" ma "siamo arrivati tardi".

All'arrivo cosa vi siete trovati davanti? "Le condizioni meteo non erano buone, con onde alte fino a sei metri. Dopo 24 ore di inseguimento in mezzo alla bufera delle due imbarcazioni in difficoltà che erano state segnalate da Alarm Phone (la Ong che monitora gli Sos in mare, ndr), ci siamo trovati davanti un gommone distrutto sgonfio, quasi irriconoscibile. Sapevamo, sempre da Alarm Phone, che c'erano a bordo 100/130 persone perché nelle ore precedenti era arrivata l'allerta", aggiunge Porro, a bordo di Ocean Viking, la nave di ricerca e soccorso che ha tentato invano di soccorrere i naufraghi sui gommoni a est di Tripoli, a 60 miglia nord di Garabulli. 

Qualcuno ha coordinato i soccorsi o da Tripoli o da Roma? "No, eravamo soli. Per fortuna quando è arrivato il Mayday - che crediamo essere stato inviato da parte di un aereo - con le coordinate del target, tre navi commerciali hanno cambiato rotta e si sono unite al salvataggio. E così ci siamo autorganizzati. Abbiamo fatto quello che i marinai devono fare: soccorso in mare", conclude.

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