E' in salita la strada per concludere l'accordo di governo tra M5s e Lega. Un secondo incontro tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini si è concluso con un nulla di fatto sulla scelta del Presidente del Consiglio, e un nuovo faccia a faccia si svolgerà sabato a Milano. Il leader di M5s ha detto che passi avanti sono stati fatti sul programma, ma è emersa una divergenza su uno dei temi caldi: chi sarà premier.
Di Maio insiste sulla premiership a lui stesso o a un esponente M5s. La trattativa con la Lega, al di là dei delicati nodi programmatici, si arena sulla punta dell'iceberg dell'esecutivo giallo-verde, la casella del premier che Di Maio tornerebbe a pretendere per sé o per il Movimento. E a nulla, finora, è servito l'escamotage della personalità terza. "Ognuno ha la sua rosa, o il M5s accetta il nome della Lega o è il contrario", spiega una fonte che segue la trattativa svelando il grande intoppo semantico che si cela dietro la figura del capo di governo "terzo".
Nodo premier - Il nodo, quindi, rimane sempre il nome del premier e dei ministri di peso (Esteri, Difesa, Economia) che probabilmente sono stati oggetto del vertice tra Di Maio, Beppe Grillo e Davide Casaleggio venerdì sera a Roma. Per quanto riguarda l'inquilino di Palazzo Chigi, le fonti parlamentari di entrambe i partiti hanno espresso scetticismo sul nome di Giampiero Massolo, ex segretario generale alla Farnesina e presidente di Fincantieri. Sembrerebbe ancora in pista l'attuale segretario generale agli Esteri, Elisabetta Belloni, come pure il professor Giacinto Della Cananea. Sabato pomeriggio a Milano, negli uffici di M5s al Pirellone un nuovo faccia a faccia dovrà far fare passi avanti, anche perché l'impegno con il Quirinale è di proporre il nome del Presidente del Consiglio entro domenica.
Ministeri pesanti - Tesoro e Interno sono due tra i nodi più delicati nella trattativa. Al Mef potrebbe finire lo stesso Giorgetti mentre il Viminale potrebbe toccare a Salvini, sebbene i ruoli del leader della Lega e di Di Maio nel futuro governo siano ancora incerti. Sviluppo Economico, Lavoro, Giustizia, Esteri potrebbe toccare al M5S: sui primi tre circolano i nomi di Stefano Buffagni, Pasquale Tridico e Alfonso Bonafede. E un ruolo di governo dovrebbe toccare anche a Vincenzo Spatafora. Interno, Difesa, Trasporti, Agricoltura sono i dicasteri a cui punterebbe la Lega (con nomi che vanno da Armando Siri a Nicola Molteni fino a Roberto Calderoli).
M5s "FdI fuori dal contratto" - Nel totoministri non sembra che entrino nomi di Fdi. L'incontro tra Di Maio e Giorgia Meloni finisce in una fumata nera. "Ho spiegato a Meloni che è fuori dal contratto", afferma Di Maio e Meloni replica: "Ha chiesto il sostegno di Fdi ad una premiership sua o scelta dal M5S. Ho detto di no e lui ha risposto che in tal caso porrebbe un veto alla nostra presenza", sono le sue parole.
A far fibrillare ultimamente l'atmosfera ci pensa poi Silvio Berlusconi da Milano. Pur premettendo di non considerarsi tradito da Salvini, si limita a un "vediamo come vanno le cose".
Di Maio: "Ampie convergenze" - Al termine dell'incontro venerdì mattina a Montecitorio tra i leader di Lega e M5s è mancato tuttavia il comunicato congiunto, segno di una non identità di posizioni. Salvini non ha rilasciato dichiarazioni, mentre Di Maio ha sottolineato i "notevoli passi avanti con il programma di governo": ci sono "ampie convergenze su reddito di cittadinanza, flat tax, legge Fornero, lotta al business dell'immigrazione, conflitto di interessi". Punti poi confermati su Facebook da Salvini con alcune varianti (ha parlato della legittima difesa e non di conflitto di interessi).
Vertice Grilo-Casaleggio-Di Maio - Ma c'è un altra ombra alla vigilia del vertice di sabato M5S-Lega a Milano, ed è l'uscita di Davide Casaleggio che, prima dell'incontro tra Di Maio e Salvini, parla del voto online degli iscritti M5S sul contratto di governo. "Chi comanda nel M5S, di Maio o Casaleggio?", è il senso dell'irritazione che filtra dal Carroccio. Il contratto, dice Davide Casaleggio, sarà sottoposto al voto on line dei militanti. Alla domanda se esso sarà vincolante, risponde che sarà "determinante".
Gentiloni: "Non andare fuori strada rispetto agli sforzi fatti" - Dopo lo stop alle "soluzioni sovraniste" dato giovedì dal presidente Mattarella, anche il premier Paolo Gentiloni ha definito tali soluzioni "illusorie". Il presidente del Consiglio ha anche fatto una sorta di appello al futuro governo a "non andare fuori strada rispetto agli sforzi fatti" negli anni precedenti, perché "il Paese e gli italiani correrebbero dei rischi".
Rassicurazioni al Quirinale e a Bruxelles sulle politiche di bilancio sono state fatte trapelare da entrambe i partiti: "Non ci saranno forzature sul deficit". Anche il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, ha parlato di "attenzione" verso le vicende italiani da parte dell'Europa; frase a cui Di Maio ha replicato in modo polemico: chi considera le istanze di M5s verso l'Ue "come una minaccia, forse vede una minaccia per la sua poltrona".
I dossier Alitalia e Ilva - Singolarmente nel programma non si fa cenno ai dossier che il governo dovrà affrontare come primi atti: Alitalia e Ilva. Sull'impianto siderurgico tra Salvini e Di Maio ci sono state vedute divergenti, non oggetto di dichiarazioni, ma riverberate in prese di posizioni dei due partiti della Puglia. La Lega ha detto "no" a una chiusura, cosa che M5s nel passato anche recente aveva ipotizzato.