Al Festival di Cannes 2018 è il giorno del film scandalo di questa 71.ma edizione. Si tratta di "Rafiki", pellicola presentata nell'ambito della rassegna "Un certain regard", diretta dalla talentuosa cineasta africana Wanuri Kahyu. Si tratta del primo film del Kenya a varcare i cancelli del Festival e cosa più importante racconta un amore omosessuale in un Paese dove il legame tra persone dello stesso sesso è perseguito legalmente.
Non è quindi certo uno scandalo il fatto che una donna racconti un amore al femminile, ma è sicuramente un atto di rilevanza politica e sociale raccontarlo in un contesto come quello del Kenya, dove prende piede un movimento dal titolo esplicito ("uccidiamo i gay"). Il percorso di "Rafiki" per arrivare a Cannes è stato tutt'altro che semplice e sicuramente la sua proiezione solleverà un dibattito violento in Kenya e in tutta l'Africa orientale.
In realta' la storia narrata è ben più antica dell'oggi che fa da sfondo all'amore di Kena e Ziki che si conoscono, si piacciono, scoprono la purezza dello stare insieme e la durezza della società che le circonda, tanto più che i rispettivi padri sono in lotta fra loro per appartenenza a due partiti politici opposti. Le dinamiche della storia insomma si perdono nella notte dei tempi e arrivano alle tragedia shakespeariane, per quanto, essendo il film in questione un'ode all'amore e alla bellezza dello scoprirsi tra donne, il finale è meno drammatico. Ma il peso della cultura ancestrale e lo scontro di mentalità non è meno lacerante.
Wanuri racconta che ha voluto fin dall'inizio essere chiara con le sue interpreti. Le ha messe al corrente del significato che il film avrebbe avuto, ha dato la sceneggiatura alle due ragazze perché ne parlassero in casa e con gli amici, ha cominciato a girare soltanto quando ha avvertito un pieno consenso da parte di tutti.