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Roman Polanski contro il movimento #MeToo: "Isteria collettiva"

Il regista passa all'attacco e dopo l'espulsione cita in giudizio l'Academy of Motion Pictures Arts and Science

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In un'intervista rilasciata all'edizione polacca di Newsweek, Roman Polanski definisce il movimento #MeToo "un'isteria collettiva e un'ipocrisia". Il regista non fa nulla per calmare le acque dopo l'espulsione dall'Academy of Motion Pictures Arts and Sciences: attraverso una lettera il suo avvocato accusa l'organizzazione degli Oscar di non aver rispettato né le proprie regole né le leggi della California, non permettendo a Polanski di difendersi.

Secondo quanto riporta il Los Angeles Times, l’avvocato del regista, Harland Braun, ha scritto all'Academy: "Non stiamo qui contestando il merito della decisione di espulsione, ma piuttosto il palese disprezzo dell'organizzazione nei suoi stessi standard di condotta, così come le sue violazioni delle procedure richieste dal codice delle corporazioni californiane".

Nell'intervista rilasciata all'edizione polacca di Newsweek il regista di "Rosemary's Baby" e "Per favore non mordermi sul collo" ha dichiarato: "Credo che sia un esempio di isteria di massa come quelli che talvolta si verificano nella storia dell'umanità. In alcuni casi è molto drammatico, vedi la rivoluzione francese o la strage di san Bartolomeo, in Francia, mentre altre volte è meno sanguinoso, come accaduto durante il maccartismo negli Stati Uniti o durante il 1968 in Polonia. Penso che su #MeToo tutti si siano accodati al carro per paura, più che altro. Secondo me è un'ipocrisia assoluta".

Polanski è ricercato negli Stati Uniti per lo stupro del 1977 di Samantha Geimer. Secondo quanto riportato dal Guardian, la stessa donna, che in passato ha detto di aver perdonato Polanski, ha bollato la decisione dell'Accademia di espellerlo come "azione brutta e crudele che serve solo all'apparenza".

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