Può la passione per il cosplay nascere in maniera del tutto inconsapevole? Certamente, ed è il caso dell'interprete che vi presentiamo oggi. Chiara Navarra, in arte Hamulas, amava interpretare con gli amici i personaggi dei suoi giochi di ruolo preferiti ancor prima di sapere cosa fosse il cosplay. Ci ha contattati via Twitter (a proposito, non dimenticate di farlo anche voi se volete partecipare alla nostra rubrica, l'hashtag è sempre #mastergametgcom24) e abbiamo fatto con lei una bella chiacchierata. Ma tempo al tempo, partiamo - come al solito - dalla sua scheda!
NOME: Chiara Navarra
NICKNAME: Hamulas
PERSONAGGIO PREFERITO: Captain America
IL PRIMO COSTUME: Thor
MI TROVI SU: Instagram
La galleria che potete sfogliare qui sotto è particolarmente indicativa delle passioni di Chiara: sfogliatela a tutto schermo per apprezzare le sue interpretazioni, ma non mancare di leggere l'intervista che segue... ci sono altri progetti in ballo!
Ciao Chiara, partiamo da una domanda forse banale, ma utile a capire il tuo percorso: come ti sei avvicinata al mondo del cosplay?
È difficile spiegare bene il mio avvicinamento al mondo del cosplay, forse perché è stato un po’ “casuale”. In un certo senso ho cominciato a fare cosplay senza sapere dell’esistenza del cosplay stesso. Mi spiego meglio: nel 2010, con il mio gruppo di amici dell’epoca, spesso giocavamo di ruolo online, interpretando diversi personaggi. Quando ci vedevamo il venerdì sera per bere qualcosa assieme, ci vestivamo proprio da quei personaggi che interpretavamo nei GDR online; Goku, Sanji, Spock, Remus Lupin, Sam Winchester sono alcuni dei personaggi che ho “ruolato” e impersonificato. A quel tempo non sapevo che “vestirsi da un personaggio ed interpretarlo” fosse una pratica già conosciuta come cosplay; lo scoprii solo l’anno successivo quando partecipai alla Fumettopoli (ancora si svolgeva vicino alla stazione Porta Garibaldi, a Milano) e da quel momento mi sono addentrata maggiormente in questo mondo, partecipando più spesso alle fiere. Forse è per questo che non so dire esattamente qual è stato il mio primo costume, non so bene dove piazzare la linea tra quello che era solo “ruolare un personaggio” e farne il cosplay.
Se però devo scegliere un punto d’inizio vero, scelgo il cosplay di Thor. Amavo già al tempo la Marvel, la seguo da quando andai a guardare Iron Man 2 al cinema, e dopo aver incontrato Chris Hemsworth alla premiere di Avengers nel 2012, decisi che mi sarei impegnata per creare il costume del Dio Asgardiano. Mi ispirai ai fumetti più che al film, creando una versione rivisitata e femminile del personaggio, che però manteneva fedelmente stile e colori. Comprai alcune parti e ne cucii altre (come il mantello e i bracciali) e quando lo portai a Novegro e Cartoomics nel 2013 mi diede molte soddisfazioni.
Qual è l’aspetto del cosplay in cui ti ritrovi maggiormente? I costumi, l’interpretazione, gli incontri, le gare, le sessioni fotografiche?
Senza dubbio gli incontri. Per me il cosplay vuol dire fiere e le fiere sono un modo per incontrare tutte quelle persone che come me condividono la passione per un hobby. Ho molti amici che riesco a vedere solo grazie al cosplay, perché purtroppo abitano lontano e non ho modo in altri contesti di uscirci insieme. Oltre al fatto che il cosplay è il modo migliore per fare anche nuove conoscenze. Se non fossi entrata in questo stupendo mondo non avrei conosciuto né la mia migliore amica né il mio ragazzo.
Per quanto riguarda gli altri aspetti, sicuramente l’interpretazione è importante - non sarebbe cosplay altrimenti - mentre le gare non fanno per me, almeno per il momento. Mi mette agitazione l’idea di esibirmi sul palco e, anche se sembra tutto rose e fiori, il mondo del cosplay non è diverso dal mondo reale: ci sarà sempre qualcuno pronto a farti notare i tuoi errori e ironizzarci sopra.
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Sharon Carter (Captain America - The Winter Soldier) by Hamulas - Foto: Camilla Andrea Porri
Nella galleria che accompagna la tua intervista si notano tantissimi personaggi Marvel. Sono i supereroi la tua maggiore fonte di ispirazione? Ci sono altri aspetti e personaggi che ti piacerebbe interpretare, al di fuori di quel contesto?
Ci sono molti personaggi che vorrei interpretare, e alcuni di essi non sono per nulla supereroi, anzi... sono supercattivi. Più che ai supereroi, sono molto legata al mondo dei fumetti in generale, DC e Marvel, e credo che la mia scelta di personaggi sia legata al fatto che il mio primo cosplay da fiera sia stato Thor. Grazie a Thor ho conosciuto persone che come me amavano la Marvel; andavamo insieme a vedere i film, conoscevo nuovi personaggi Marvel e di conseguenza mi sono addentrata molto in questo universo, con una voglia crescente di impersonificarne i protagonisti che mi accompagnerà ancora a lungo, soprattutto dopo Avengers: Infinity War.
Per quanto riguarda i personaggi esterni al contesto fumettistico ho molte idee in mente, di cui una a breve termine: sto infatti preparando un gruppo di guerriere Sailor con le mie amiche. Ho poi progetti che spaziano in vari campi: dalle principesse Disney (Belle, Elsa e Mulan sono tre tra le mie preferite) alle serie TV (mi piacerebbe riuscire a preparare il cosplay di Clara Oswald o del TARDIS) ed infine vorrei portare in fiera Eric Draven (Il Corvo), personaggio che preparai in occasione di Halloween molti anni fa e che mi piacque molto.
Quali sono invece le cose che cambieresti nel mondo del cosplay? Come pensi si potrebbe migliorare la percezione che le persone che non sono “dell’ambiente” hanno dei cosplayer?
Probabilmente cambierei la “corsa alla fama”. All’inizio il mondo del cosplay era qualcosa di nicchia quasi da “sfigati, nerd”, era così che venivano definiti tutti coloro a cui piacevano manga, videogiochi e fumetti. Questo rendeva i cosplayers un gruppo molto unito perché erano in qualche modo gli "emarginati della società" che finalmente trovavano persone come loro con cui essere se stessi liberamente e senza timore di essere giudicati. E le fiere erano momenti di unione e condivisione. Col passare degli anni, però, l’hobby è diventato sempre più popolare e le stesse persone che un tempo definivano sfigati i cosplayer sono adesso cosplayer.
È diventata la moda del momento e c’è una gara continua da parte di tantissimi cosplayer che vogliono farsi notare, diventare “famosi”. Sono cominciate le inimicizie, le gelosie; è diventata una gara ai follower di instagram, ai like di facebook, si creano amicizie di convenienza con i cosplayer che hanno più popolarità per poterne acquisire un po’ grazie alla visibilità che stare con loro può dare.
Per quanto riguarda la seconda domanda, credo che il modo migliore per migliorare la percezione generale che si ha di questo mondo sia farlo conoscere per quello che veramente è, ovvero un hobby come tantissimi altri. Alcune persone amano andare allo stadio a vedersi una partita di calcio, altri trovano rilassante farsi una bella camminata in montagna o andare a ballare il sabato sera. Il cosplay è la stessa cosa, un modo per rilassarsi, divertirsi e passare il tempo libero con gli altri.
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Captain America & The Winter Soldier (Captain America - The Winter Soldier) by Hamulas & Camilla Andrea Porri - Foto: Simone Paiola
Infine, cosa consiglieresti a chi sta per intraprendere il percorso da cosplayer, a chi è alle primissime armi? Qual è la ricetta per… crescere?
Continuare a provare e non lasciarsi demoralizzare dai giudizi altrui. La prima volta che andai in fiera vidi moltissimi costumi fenomenali e pensai che mai sarei arrivata a quel livello. Fui demoralizzata per questo. Ma continuando a provare, a sperimentare, a sbagliare anche, si può sempre migliorare. Anche adesso vedo cosplay che per me sono ancora inimmaginabili e impossibili da creare, non sono certamente arrivata ai livelli di alcune cosplayer e cosmaker che ci sono in giro, ma sicuramente sono cresciuta, ho imparato molte cose. E con Miss Marvel finalmente ho realizzato un vestito da sola da testa ai piedi, cosa che credevo impossibile fino a poco tempo fa. L’importante è non arrendersi.
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